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The Palace

2023
REGIA:
Roman Polański
CAST:
Oliver Masucci (Hansueli)
Fanny Ardant (Constance Rose Marie de La Valle)
John Cleese (Arthur William Dallas III)

Il nostro giudizio

The Palace è un film del 2023 diretto da Roman Polański.

Nessuno prova nostalgia per il futuro, men che meno Roman Polanski che col suo ultimo divertissement, The Palace, arriva a Venezia 80 ma fuori concorso.
Dopo The Palace possiamo leggere Polanski in due modi: il regista che guarda indietro come l’Angelus Novus di Klee (basti pensare che qui siamo ai livelli deliranti di Che?); l’artista in pieno deficit cognitivo da nonagenario qual è (con tutto il rispetto per altri suoi coevi, vedi Clint Eastwood), il cui tempo da vivere è inversamente proporzionale alla qualità delle sue opere. Io voglio bene a Roman, è l’uomo che ha girato film come Il coltello nell’acqua e Repulsione, ma sospetto che a livello artistico sia diventato l’equivalente di un pesce remora: un essere che campa di parassitismo e acquisisce le qualità del suo ospite, in questo caso la produzione di Luca Barbareschi si fa sentire in tutto il potenziale camp. The Palace riprende la struttura da commedia degli orrori ed errori di Vacanze di Natale e la sporca finendo per copiare, magistralmente, il grottesco Triangle of Sadness di Ruben Ostlund e la tenera idiozia dei personaggi -almeno nel caso del personale dell’albergo svizzero, della serie di Lars Von Trier, The Kingdom.

Se escludiamo un bolso Mickey Rourke in veste di cosplay di Trump, la magnifica ossessione per la fica di John Cleese sul volto, Fanny Ardant uscita da una puntata di Cuori senza età diretta da Ulrich Seidl, rimane ben poco. Lo sfondo per questi freaks o poor things è un hotel di lusso in Svizzera il giorno di Capodanno del 1999. L’entusiasmo per il futuro, se ve lo ricordate, fece spazio velocemente alla paranoia dei danni che avrebbe potuto creare il millennium bug, ma gli unici glitch di cui si occupano i protagonisti sono quelli di una vita a brandelli, portata avanti da persone distrutte dal crollo dell’identità alla fine del millennio. No, sto sovra-interpretando è l’opera mancata dei Vanzina, l’anello di congiunzione tra due epoche molto brutte del mondo, ma la cosa più sorprendente è che alla sceneggiatura oltre Polanski stesso ci siano Jerzy Skolimowski ed Ewa Piaskowska, che hanno voluto fare una commedia corale con un cast degno di un film di Robert Altman privandolo, però, di ogni qualità artistica.

Se l’ostracismo dei mercati esteri si è rivelato ingiusto e becero per un gioiello come L’ufficiale e la spia, nel caso di The Palace è lecito fare un passo indietro e ripensare, in termini positivi, sia alla gogna mediatica che alla censura. Eppure, nonostante la colonna sonora degna di un bar ‘degrado’ (La notte vola su tutti) e l’umorismo greve che rende The Palace un film già vecchio prima di nascere, bisogna riconoscere che la mancanza di ogni posa artistica, e una manciata di personaggi riusciti come il gruppo di russi degni dalla pagina IG Lookatthisrussian, donano al film la bellezza della rassicurazione che solo le cose conosciute ti possono dare: uno su tutti la perpetua presenza di Putin che sostituì Boris Eltsin proprio in quel Capodanno del 1999, e che fa da sfondo storico e culturale agli ospiti di The Palace. ‘Lei è capace a sfondare porte aperte?’. Roman Polanski ci riesce benissimo.