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The Owners

2020
Titolo Originale:
The Owners
REGIA:
Julius Berg
CAST:
Maisie Williams (Mary)
Sylvester McCoy (Dr. Huggins)
Rita Tushingham (Ellen Huggins)

Il nostro giudizio

The Owners è un film del 2020, diretto da Julius Berg.

Deve pur esserci stato un buon motivo se l’Altissimo, ai tempi che furono, nell’atto di consegnare al suo popolo le granitiche tavole della Legge, decise di includere fra i suoi celeberrimi dieci diktat il sacro divieto a fregare la roba altrui. Forse, dall’alto della sua proverbiale onniscienza, il caro vecchietto sapeva già il losco destino che sarebbe capitato a Malsie Williams e ai suoi delinquentissimi compari (Andrew Ellis, Jak Curran e Ian Kenny) a seguito del fallimentare tentativo di rapina in casa degli anziani coniugi Huggins (Sylvester McCoy e Rita Tushingham), due attempati e solo apparentemente indifesi nonnini capaci di dare parecchio filo da torcere a chiunque osi violare la propria sinistra magione. Eh si, perché in The Owners nulla è come appare, rendendo questo folle viaggio cinematografico un’autentica corsa della morte fra mille risvolti e colpi di scena che, superata la prima mezz’ora, obbligano lo spettatore ad alzare le mani e ad arrendersi più che volentieri alla coinvolgente storia imbastita da Julius Berg, chiedendo a gran voce al regista di far di noi ciò che più gli garba.

Così come già accadeva per il seminale Man in the Dark e, più recentemente, con il disturbantissimo Villains, The Owners solleva nuovamente il fondamentale dubbio su chi sia in realtà la preda e chi il cacciatore, ponendoci nella sgradevole quanto necessaria condizione di dover resettare continuamente il nostro senso della moralità nel corso dei fluenti novanta minuti di visione, durante i quali si passa con apparente noncuranza da un classico home invasion a un serratissimo trap movie con qualche accenno di elementi sovrannaturali, questi ultimi in realtà poco più che abbozzati all’interno di un impianto narrativo che, scava scava, alla fine si riduce sempre e comunque al solito insindacabile monito: mai andarla a menare troppo ai cani che dormono. Specialmente se anziani e con qualche nozione di chirurgia applicata. L’esperienza nella serialità televisiva di genere deve aver ben insegnato al caro Berg quanto sia fondamentale la chimica attoriale, la quale viene qui ben dosata per creare tensione senza tuttavia mostrare nulla di particolarmente eclatante. Certo, sangue, tagli e crani sfondati non si lesinano affatto, soprattutto dopo che il tentativo di apertura della cassaforte da parte dei nostri incauti ladruncoli va a farsi benedire con tutti i crismi del caso. Tuttavia il grosso della partita si gioca nel secondo e terzo atto a suon di affilatissime atmosfere che, dal surrealismo lynchano, passano all’esoterismo polanskiano, portando a un epilogo tanto inatteso quanto meravigliosamente stordente, capace di imprimersi come pochi negli occhi, nella mente e nelle ossa.

A conti fatti il gran pregio di The Owners sta tutto nella costruzione dell’attesa di ciò che intuiamo stia per accadere e che, immancabilmente, finisce appunto per essere tale, anche quando non si capisce bene cosa sia tale oggetto di attesa. Forse il sospetto che aleggia attorno alla strana sparizione della paraplegica figlia dei due ambigui anziani, perennemente evocato ma mai realmente approfondito? Forse, ma, così come accade nei buoni film di suspense, ciò che a prima vista sembra importante forse non lo è poi così tanto. Anche perché, quando la tua principale preoccupazione è quella di uscire da una scricchiolante villa i cui proprietari hanno chiaramente smarrito le rotelle per strada, beh, forse tutto il contorno non è che ti interessi poi così tanto, vero? Non serve dir troppo, anche perché tutto il gusto di The Owners viene sapientemente rilasciato a piccole dosi, senza mai eccedere in nessuna della sue componenti e lasciando desta l’attenzione sino alla fine, grazie soprattutto a una coppia di vetusti protagonisti che, nella loro strisciante follia a scoppio ritardato, nulla hanno di che invidiare agli altrettanto sbarellatissimi Rod Steiger e Yvonne De Carlo del cultissimo American Gothic. E andate pure in fiducia se vi diciamo che il paragone, in questo specifico caso, appare tutt’altro che sprecato.