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The Last Days of American Crime

2020
REGIA:
Olivier Megaton
CAST:
Édgar Ramírez (Graham Bricke)
Anna Brewster (Shelby Dupree)
Michael Pitt (Kevin Cash)

Il nostro giudizio

The Last Days of American Crime è un film del 2020, diretto da Olivier Megaton.

Tratta dall’omonima graphic novel di Rick Remender e Greg Tocchini, la trama si sviluppa in un futuro distopico apparentemente vicino, quando il governo statunitense opta per la drastica decisione di attivare un segnale elettrico che possa controllare a distanza tutti i cittadini e inibire così i loro intenti criminali. Ma Graham (Edgar Ramírez), Shelby (Anna Brewster) e Kevin (Michael Pitt), tre criminali professionisti, uniscono le forze per riuscire in un’ultima, grandissima, rapina prima che il segnale metta fine a qualsiasi illegalità. Che si voglia elogiare il governo statunitense o metterlo in discussione, i modi del cinema americano sono sempre gli stessi; così scendono in campo i mascelloni con gli occhiali da sole e le pistole giganti a scatenare esplosioni dove strettamente necessario, cioè, ovunque.

Il francese Olivier Megaton, il mestierante dietro Taken e Colombiana, dirige con fare meccanico questo action insulso, tra steadycam incessanti e zoom senza senso debitori del Medical Dimension di René Ferretti: “Ricordati che la rivoluzione dobbiamo farla anche e soprattutto nella regia, nel modo di girare: veloce, moderno… Quindi osa, zooma, sperimenta, divertiti. Falla da paura, René!”. In realtà, la trama racchiude in sé forti possibilità di analisi sociologica e politica, ma lo sceneggiatore Karl Gajdusek (Oblivion) si dimostra interessato unicamente alla spettacolarizzazione della violenza e al sentimentalismo spicciolo di una storia d’amore ingombrante. Il protagonista Edgar Ramírez si scopre continuamente fuori luogo, fedele alla sua unica espressione, mentre il resto del cast gli fa compagnia con il proprio disagio. Michael Pitt, il Meatthew di The Dreamers, è qui un criminale sopra le righe protagonista delle scene più ridicole, come quella ambientata nello studio del padre, dove scoppia una lite familiare al limite dell’imbarazzante.

Ma la mente geniale dietro l’operazione ha il volto di Anna Brewster, improponibile femme fatale. I tre dialogano tra loro con frasi ad effetto, penalizzati da una sceneggiatura farraginosa. E non aiuta la durata mostruosa di 148 minuti, quando il film spende più di un’ora e mezza tra introduzione dei personaggi e noiosi preamboli. C’è poco da salvare, diciamo pure niente, in questo disastro prodotto da Netflix, che alla sua uscita si è subito aggiudicato il primo posto tra i film più visti sulla piattaforma. In questo caso, la totalità dei critici statunitensi si è scagliata contro la bassezza di questa operazione commerciale, scandalizzata dagli involontari parallelismi con l’attualità, ma il film non è al di sotto della media dei blockbuster americani. Prolisso, chiassoso, superficiale: The Last Days of American Crime è ai limiti del guardabile, e vorremmo che fosse davvero l’ultimo crimine del cinema americano.