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The Kill Team

2019
Titolo Originale:
The Kill Team
REGIA:
Dan Krauss
CAST:
Nat Wolff (Andrew Briggman)
Alexander Skarsgård (Sergente Deeks)
Adam Long (Rayburn)

Il nostro giudizio

The Kill Team è un film del 2019, diretto da Dan Krauss.

La guerra. La guerra non cambia mai e su questa base il soldato Andrew (Nat Wolff) viene spostato nella zona di Kandahar. Il sergente da cui prendeva gli ordini, duro ma dal cuore gentile, viene ucciso brutalmente da una mina mentre si reca a portare caramelle ai giovani del luogo. Tra la sabbia, il sangue e le pallottole, non c’è spazio per la speranza o per i buoni sentimenti. A sostituzione, viene mandato il sergente Deeks (Alexander Skarsgård), viso deciso, sguardo di ferro, maniere dure, ma risultati eccellenti. Già dopo pochi giorni, la condotta del nuovo sergente mette a disagio Andrew, in quanto nel plotone si instaura un militarismo che pone al centro il semplicistico concetto che chiunque non sia americano debba essere ucciso, bambino o anziano che sia, tramite esecuzioni illegali di cui i più alti di grado non dovranno mai esserne a conoscenza. Questa situazione metterà in profonda crisi il soldato, diviso tra l’attaccamento alla divisa e la macabra morale del suo superiore. Con The Kill Team, basato sull’omonimo documentario del 2013, il regista Dan Krauss decide a distanza di anni di rendere in prosa drammaturgica i tragici fatti avvenuti a cavallo tra il 2009 e il 2010 dove un manipolo di soldati americani in Afghanistan si macchiarono degli omicidi di civili afghani, prontamente denuncianti e condannati.

Come prassi in queste storie, tramite Andrew lo spettatore ottiene il “privilegio” della visione inedita e senza filtri: conosciamo lui, la sua emozione nel servire il suo Paese, intento a smorzare la paura di essere in guerra scherzando con i propri fratelli d’armi. L’arrivo della nuova direzione porterà un terremoto emotivo, tra chi aderirà a questa truce dottrina del nemico da uccidere e dei figli lasciati in patria da difendere, e chi la rifiuterà, scoprendo che le vere minacce non arrivano più da stranieri armati fino ai denti, ma da compagni di stanza pronti ad attentare alla vita di chi è pronto a denunciare quelli che sono a tutti gli effetti liberi omicidi senza attenuante. La mano di Krauss è ferma e decisa, detta benissimo i tempi e dosa sapientemente le emozioni, tra la rabbia e l’ingiustizia, alla tensione notturna che serpeggia tra le brandine. La stessa moralità del sergente Deeks non si appiglia al classico concetto del guerrafondaio senza scrupoli, bensì si costruisce dietro un’attenta osservazione del mondo circostante: con un Paese, una moglie e dei figli da difendere. Chiunque non sia in possesso di un passaporto USA, deve morire.

In questo flusso di follia, Andrew deve decidere se lasciarsi coccolare, inebriandosi come i suoi compagni del sangue di poveri innocenti oppure denunciare tutto e rischiare in prima persona. Il regista non tende la mano e non colpevolizza nessuno, mette in scena i momenti più tesi e cerca la miglior costruzione dell’immagine nelle urla e negli occhi dei suoi attori, tendendo più al semplicistico racconto di cronaca, senza indagare ulteriormente. La ricostruzione narrativa di The Kill Team è sopraffina, sempre ben dosata e con un gruppo di attori, primari e non, che restituiscono la loro posizione sul set sempre con grande carisma. Nel finale il regista preme fin troppo sull’acceleratore, chiudendo in fretta un racconto che fino a quel momento aveva seminato tantissimo e stava cominciando a raccogliere ottimi frutti. Unica pecca su un piccolo manifesto di militarismo, fin troppo attuale, compresi i relativi danni sulle giovani leve.