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The Informer – Tre secondi per sopravvivere

2019
Titolo Originale:
The Informer
REGIA:
Andrea Di Stefano
CAST:
Joel Kinnaman (Pete Koslow)
Rosamund Pike (Wilcox)
Clive Owen (Montgomery)

Il nostro giudizio

The Informer – Tre secondi per sopravvivere è un film del 2019, diretto da Andrea Di Stefano

Siamo abituati a guardare i film americani ambientati a New York associandoli ai registi famosi che, della Grande Mela, hanno scritto la storia cinematografica. E così Coppola, Scorsese, Allen, tra commedie, thriller e polizieschi in una città cosmopolita che si trasforma davanti ai nostri occhi a ogni nuova visione. Ma la Grande Mela marcia dipinta in film come Serpico, Il giustiziere della notte o Il Padrino, non è prerogativa di certi mostri sacri del cinema perché, a volte, le sorprese piacevoli diventano eccezioni. Andrea Di Stefano, romano classe 1972, attore che ha lavorato con registi come Schnabel, Bellocchio, Argento e Ang Lee, dirige l’adattamento cinematografico di Tre secondi, crime svedese scritto da Börge Hellström e Anders Roslund. Dopo Escobar – Paradiso perduto, con Benicio del Toro, Di Stefano torna dietro alla macchina da presa ritrovandosi a gestire un film indipendente di basso budget, la cui sceneggiatura viene revisionata più volte fino a quando il regista italiano non ottiene un buon risultato. Forte di queste riscritture, The Informer esce in sala, e il risultato è da levarsi il cappello.

Tra gangster movie e prison, il film ruota attorno alla figura di Pete Koslow (Joel Kinnaman), ex militare, infiltrato dell’FBI nell’ambiente della mafia balcanica a New York. Quando la situazione peggiora, Koslow si ritrova solo e abbandonato in un carcere di massima sicurezza, dove dovrà sopravvivere a ogni costo. Indubbiamente non stiamo assistendo a nulla di originale, un plot di tradimenti, inganni e doppiogiochisti, ma The Informer non si ferma al mero compitino, va invece ben oltre. Di Stefano si documenta, capisce come le prigioni sopperiscono ad alcuni limiti e innesta la sua ricerca in una parte carceraria che lascia il segno. Il reale problema del sovraffollamento delle carceri, infatti, viene spesso risolto costringendo i detenuti in palestre riempite di letti a castello. Questo ingombro di persone poco inclini alla legalità, è fondamentalmente una bomba a orologeria dove il destino di un prigioniero sembra segnato non tanto dalla stato, quanto da chi in quel carcere detta legge. In questo scenario potenzialmente letale, Di Stefano orchestra con mano sicura un thriller davvero funzionale, attento, efficace e lo fa in modo tale che a tratti è quasi facile scomodare Mann o Friedkin.

La cura con cui viene raccontata la storia di Koslow, la sua volontà di riscatto, il suo amore per la famiglia e il suo tentativo di non cedere a un sistema malato è coadiuvata da un manipolo di attori in forma e convincenti: da Joel Kinnaman a un bel Clive Owen, da Rosamund Pike alla dolcezza di Ana de Armas. Sembra che Di Stefano abbia cercato con perizia, in ogni modo possibile, di rendere ben caratterizzati i suoi personaggi, inseguendo sia il realismo che una tridimensionalità non certo scontata, visto il budget a disposizione. Eppure, senza gridare al miracolo o al capolavoro, The Informer è una vera e piacevolissima sorpresa e sinceramente non importa se sia per il tocco europeo del regista oppure per un desiderio di dimostrare qualcosa. Qui ci sono dedizione, impegno, passione e si intravede persino un pizzico di autorialità. Se queste sono le premesse, osservare il futuro di Andrea Di Stefano sarà decisamente interessante.