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The I-Land

2019
Titolo Originale:
The I-Land
REGIA:
Jonathan Scarfe, Darnell Martin, Neil LaBute
CAST:
Kate Bosworth (KC)
Natalie Martinez (Chase)
Ronald Peet (Cooper

Il nostro giudizio

The I-Land è una serie tv del 2019, creata da Anthony Salter.

Echi di Lost già dalle prime immagini: non solo nell’ambiente dell’isola deserta, ma anche nell’occhio della protagonista, Chase (Natalie Martinez) in primissimo piano che si spalanca. Dieci individui si risvegliano su una spiaggia; ognuno di loro è vestito identico ad un altro; nessuno di loro ricorda nulla del proprio passato e della propria identità attuale. Ad infittire ancora di più il mistero, oggetti seppelliti sotto la sabbia e sparsi a 39 passi gli uni dagli altri: un libro; una piccola ascia e così via. Il 39 ricorre per tutta la serie, arrivando ad essere giustificata in maniera superficiale nell’ultima puntata. Ogni “naufrago” ha un’etichetta con un nome sulla propria camicia bianca, il resto è nulla. Già dai primi minuti iniziano i dissapori tra i vari membri del gruppo: chi vorrebbe comandare, chi fuggire e chi guidare e proteggere. L’isola si rivela immensa e piena di segreti, non ultimo i resti di un hotel invaso dalla fitta vegetazione e un fantomatico cannibale di cui non si vede mai il volto.Tra colpi di scena avvisati; plot-twist poco emozionanti e una storia debole si arriva a fatica alla fine.

The I-Land è una miniserie a metà tra thriller e fantascienza, uscita su Netflix lo scorso 12 Settembre, composta da sette episodi della durata medi di 35 minuti l’una. Scritta e diretta da Neil Labute regista, sceneggiatore e drammaturgo statunitense, già colpevole di aver girato un remake inguardabile di The Wicker Man, con il monotematico Nicholas Cage. Quella che vediamo è un esempio di fantascienza sociale, ma non ha niente della cupezza di altre serie che trattano lo stesso genere. Qui tutto è luminoso, accecante e solare, tanto da risultare artefatto. Ogni personaggio ha un segreto ed un passato che affiora via via durante la serie, attraverso flashback brevi che bastano però a raccontare la storia dello stesso. A metà della storia tutto inizia a velocizzarsi: i topi in trappola danno di matto e cominciano a farsi fuori, perché non sopportano i propri demoni che sembrano palesarsi davanti ai loro occhi. Si accusano l’un l’altro e quando uno di loro scopre la verità sulla realtà circostante, viene quasi linciato perché ritenuto folle e pericoloso. A parte la protagonista, che ha un carattere forte e deciso ed è in grado da sola di tenere testa a cinque uomini armati che la circondano; a spiccare è Kate Bosworth (KC) algida e tormentata antieroina che si scontra con Chase già dalle prime inquadrature.Entrambe sono produttrici della serie.

Gli altri personaggi sono piatti e di loro non resta assolutamente nulla. Lo stesso vale per il resto del cast, che appare come la compagnia scalcinata di una rappresentazione delle medie: movimenti legnosi; recitazione abbozzata e stanca. L’ultima puntata è una carrellata di spiegazioni non richieste, in cui si cerca di dare un senso a molti (o tutti) gli indizi che costellano l’isola, lasciando in sospeso una parte fondamentale. In complesso The I-Land è una serie sciatta e poco coinvolgente, difetta di prevedibilità sotto molti punti di vista e nonostante la apparente cura degli interni e degli oggetti di scena, appare molto sotto le righe per quello che vorrebbe essere: un’opera sulla redenzione e lo stato di natura degli esseri umani. Ad un occhio attento è possibile capire la trama già a metà della prima puntata, grazie (o forse per colpa) di alcune inquadrature su oggetti specifici e soluzioni registiche ben specifiche. L’intreccio è poco sviluppato, a volte imbarazzante, tanto da rasentare il ridicolo. Se avete del tempo da impiegare, anziché guardare la serie, uscite a fare due passi, è di gran lunga molto più emozionante.