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The Grudge

2020
REGIA:
Nicolas Pesce
CAST:
Andrea Riseborough (Detective Muldoon)
Demián Bichir (Goodman)
John Cho (Peter Spencer)

Il nostro giudizio

The Grudge è un film del 2020, diretto da Nicolas Pesce.

Soltanto negli ultimi anni Sam Raimi, complice esperienza ed età, è riuscito a trovare in giovani registi talentuosi il soggetto giusto per affidare progetti affiancandoli durante le riprese, così come nella produzione. Il remake de La Casa, e i recenti Man in the Dark e Crawl sono state convincenti variazioni del tema thriller/horror capaci di smuovere una sana dose di divertimento e intrattenimento nello spettatore, motivo per cui, vedendo il nome di  Raimi alla produzione di questo film, era lecito aspettarsi nuovamente una buona intuizione produttiva. The Grudge parte già da un presupposto mediamente nefasto, ovvero essere il reboot di un remake americano di un film orientale. La missione è difficile e in aiuto arriva un cast abbastanza talentuoso per reggere la scena, soprattutto la detective interpretata da Andrea Riseborough che indaga su ombre, eventi paranormali e maledizioni, mettendo in risalto i demoni esterni ma anche quelli della sua vita.

Classica contrapposizione che cerca un punto a favore tramite il risvolto drammaturgico del combattere una maledizione portata dall’oriente sino agli Stati Uniti, alla stregua di una battaglia interiore con tutti i propri fantasmi. Intenzione lodevole ma, per la maggior parte delle volte, estremamente fallimentare. La regia di Nicolas Pesce (The Eyes of my Mother, Piercing) è il primo grande problema della pellicola: il regista dimostra di avere seri problemi nella semplicistica costruzione della scena più banale, figurarsi dunque quelle pregne di tensione che risolve, purtroppo, tutte allo stesso modo, attingendo agli stilemi classici dell’horror mainstream, amalgamando tutto assieme davanti a uno spettatore che si troverà a fare i conti, ancora una volta, con luci che si spengono, jumpscare disseminati ovunque senza un briciolo di logica e un ritmo narrativo assolutamente inesistente. La  Riseborough è brava a reggere la baracca: nei suoi gesti e consuetudini quotidiane da persona single si riesce a percepire un forte malessere, che inserito in un contesto di case infestate e maledizioni inossidabili riesce a restituire su schermo una considerevole sensazione di disagio.

Ottimo dunque per entrare nelle corde della trama, ma quando si chiede al film un esercizio di stile ben più pronunciato, magari attingendo alla mitologia già nota dal The Grudge originale, questo viene pigramente meno, collocando a malincuore il prodotto alla stregua di qualunque altro titolo horror che il circuito cinematografico tende a propinarci a cadenza settimanale. Al netto di ciò si sottolinea comunque un’interessante fotografia, altro elemento che riesce a salvare le già poche e abusate ambientazioni classiche di genere. Visto senza particolari filtri critici, potrebbe anche rivelarsi un film “divertente” da vedere con amici e due birre, ma da un titolo quale The Grudge, considerando anche il suo background di origine, era lecito aspettarsi qualcosa di più. Viene da pensare a più riprese, durante la visione, che ci sia stata una produzione travagliata, utile a giustificare una macchina produttiva che sembra non sia riuscita ad avere controllo su nessun reparto durante la realizzazione del film, con un risultato a più riprese amorfo, spento, volontariamente stanco nel raccontare una storia già conosciuta ai più.