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The Forest of Love

2019
Titolo Originale:
The Forest of Love
REGIA:
Sion Sono
CAST:
Kippei Shîna (Joe Murata)
Shinnosuke Mitsushima (Shin)
Kyoko Hinami (Taeko)

Il nostro giudizio

The Forest of Love è un film del 2019, diretto da Sion Sono.

Mentre in città si compie l’ennesimo massacro da parte di un misterioso killer, alcuni giovani aspiranti registi – il cui obiettivo è di partecipare a un importante festival – tentano di coinvolgere una ragazza ammutolita da un trauma che risale ai tempi del liceo. Nel frattempo, ad aggirarsi è anche una figura loschissima, Joe Murata, un dandy che grazie al suo savoir-faire è capace di sedurre qualsiasi donna, come un malvagio Visitor Q che rende tutti succubi dei suoi sadici e folli voleri. Ci sono tante storie che s’intrecciano in The Forest of Love, un concentrato di 2 ore e mezza in cui Sion Sono esibisce i tratti ricorrenti del proprio cinema e i suoi mood prediletti: i protagonisti che sognano il cinema, d’altronde, sono gli stessi di Why don’t you play in hell?, la famiglia disfunzionale ricorda lo stesso senso di disagio evocato da Noriko’s Dinner Table, e poi c’è tanto, romantico (lesbo)erotismo alla Love Exposure, l’esilarante gore di Cold Fish (con tanto di guida su come sbarazzarsi dei cadaveri senza lasciare tracce), e, giusto per completare il quadro, qualche studentessa suicida che pare direttamente uscita da Suicide Club.

In sostanza, abbiamo un vero e proprio Best Of , anche se va detto che non tutto procede compatto: il film si perde spesso e volentieri nella sua maxi-durata, e nonostante alcune trovate veramente alienanti e magnifiche, più colpi risultano annacquati in questo flusso continuo di situazioni estreme in cui non si raggiunge mai un climax. Così, alcuni personaggi vengono improvvisamente mollati in disparte, altri muoiono senza lasciare emozione, e anche la rivelazione finale ha ben poco d’incisivo. Il problema di The Forest of Love è che nel corso degli anni Sion Sono ha già fatto tutto questo e in meglio, per quanto l’opera possa effettivamente servire da attraente antipasto per i neofiti che del suo cinema sanno poco o nulla. In questo senso, non sarà un caso che il film sia destinato a una piattaforma così mainstream e globale come Netflix, dove il 99,9% dei consumatori non ha la più pallida idea di chi sia Sion Sono: il regista, insomma, si limita a realizzare un biglietto da visita, se vogliamo un demo, un menù con tutti i piatti che è capace di cucinare. Un variegato assaggio, con la consapevolezza che le sue migliori pietanze le ha già realizzate altrove.