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The Eyes of my Mother

2016
Titolo Originale:
The Eyes of My Mother
REGIA:
Nicolas Pesce
CAST:
Kika Magalhães (Francisca)
Olivia Bond (Francisca giovane)
Diana Agostini (Madre) Paul Nazak

Il nostro giudizio

The Eyes of my Mother è un film del 2016, diretto da Nicolas Pesce

Girato totalmente in un bianco e nero molto nitido, The Eyes of my Mother è il primo lungometraggio del giovane regista Nicolas Pesce, che ha debuttato con questo lavoro al Sundance Film Festival dello scorso anno.  La piccola Francisca (interpretata da adulta da Kika Magalhaes) vive assieme alla madre – una ex chirurga – e il padre in una tranquilla casetta di campagna. In un giorno di sole, questa serenità verrà spezzata dall’intrusione di uno sconosciuto che flagella la madre a pugnalate dentro la vasca da bagno. Suo malgrado, rimarrà incatenato dal padre di Francisca nel vecchio casolare della fattoria. La bambina cresce prendendosene cura, ma allo stesso tempo svilupperà una enorme follia in seno al suo dolore. Pesce ha 27 anni compiuti e divide la critica: c’è chi lo ama e chi lo odia. Pesce ha 27 anni e si vede, perché la sceneggiatura di questo prodotto è volutamente ridotta all’osso – estremamente stilizzata – tanto da riflettersi sulla scelta estetica di monocromaticità che lo contraddistingue.

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Gli ambienti, a loro volta, sono solo due, casa e capanno, e l’intero film è mandato avanti dalla esclusiva presenza della Magalhaes. Il regista esordiente, ad ogni modo, mostra di saperci fare: taglia dove serve, non mostra mai sangue o scene di colluttazione, nonostante continui per tutta la durata della pellicola a farci intendere che la violenza è presente e faccia parte dell’esistenza della protagonista. Insomma, The Eyes of my Mother detta solo le linee della follia, non si espone mai, lasciando allo spettatore l’arduo compito di slegare la propria sadica fantasia per (de)costruire ogni sezione del lavoro e immaginare cosa possa essere successo all’interno delle quattro mura in cui si svolge la vicenda.

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L’espediente utilizzato da Nicolas Pesce, che arriva dal mondo del videoclip musicali (Snoop Dogg, per dirne uno), è utile perché dentro alla narrazione il senso di estrema inquietudine e disagio non sono veicolati tanto dalle immagini quanto dalla compressione del tempo: si assiste in poco meno di due ore all’intera parabola della vita di Francisca e alla lenta, incessante opera di tortura ai danni del suo aguzzino (e non solo). The Eyes of my Mother, allora, traccia il perimetro visivo entro cui ci si muove, ma rilancia all’osservatore la possibilità di interpretare ogni simbolismo contenuto al suo interno, partendo proprio dalla solitudine di una figlia che mai diventerà adulta, che proverà ad arginare gli effetti del suo trauma e a gestire quell’indistricabile intreccio di rabbia e sesso che è fonte della sua fragilità.