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The Butterfly Room

2012
Titolo Originale:
The Butterfly Room
REGIA:
Gionata Zarantonello
CAST:
Barbara Steele (Ann)
Ray Wise (Nick)
Erica Leerhsen (Claudia)

Il nostro giudizio

The Butterfly Room è un film del 2012, diretto da Gionata Zarantonello.

Gionata Zarantonello è un pazzo… o un alieno; o magari un alieno pazzo, a seconda dei casi. è pazzo perché si ostina a fare film di genere e se non trova finanziamenti in Italia, se ne frega e li realizza a Los Angeles. È un alieno perché non beve, non fuma e mangia solo cose naturali o confezioni di cracker che si porta ovunque. è un pazzo perché, da amante sfegatato del genere horror qual è, ha fatto una corte spietata a divi che per anni hanno popolato i suoi (e i nostri) incubi cinematografici e con il suo sorriso disarmante li ha convinti uno per uno a partecipare al suo The Butterfly Room; ed è un alieno pazzo perché è un fervente sostenitore della teoria del “poliamore” (si amano più persone, si conoscono i rispettivi partner e si esce tutti insieme in armonia, ma senza ammucchiate), e con il suo sorriso disarmante convince delle belle ragazze a stare al gioco; e come definireste, se non pazzo, uno che salito sul palco del Sci+Fiction Festival di Trieste per ritirare il premio “Nocturno Nuove Visioni”, si esibisce in un one man show in cui (in inglese….) spiega come conquistare una ragazza portandola a vedere film horror? Forse è proprio per questa sua aliena pazzia che noi di Nocturno vogliamo molto bene a questo ragazzone vicentino, alto e dinoccolato (per tacere del sorriso disarmante), tenace come pochi e sorretto da un tale ottimismo che andrebbe distillato, imbottigliato e distribuito per le strade del nostro Paese depresso.

Ispirato da un racconto e da un cortometraggio (Alice dalle 4 alle 5) scritto e diretto dallo stesso Zarantonello nel 2000, The Butterfly Room ruota intorno all’anziana e solitaria Ann (Barbara Steele), una donna dal passato oscuro che sublima la solitudine dedicandosi anima e corpo alla sua collezione di farfalle. Che Ann non sia una donna propriamente normale lo si capisce dall’ostilità con cui osserva il mondo esterno e dai dispetti ai danni del prossimo (meglio ancora se nero), con cui dà sfogo a una rabbia che ha origini lontane. L’unico essere umano col quale Ann riesce a stabilire un rapporto di amicizia e complicità è Julie, la bambina della porta accanto, trascurata da una madre egoista e superficiale. Julie frequenta assiduamente la casa di Ann ed è sempre più affascinata dal macabro hobby della donna, e in particolare dalla stanza off limits in cui conserva gli esemplari di lepidottero più preziosi. Ma la piccola presto capisce che la sua amica nasconde troppi segreti. Che fine ha fatto quella figlia di cui Ann spesso parla?

E cosa sono quei rumori notturni che sembrano provenire proprio dalla stanza delle farfalle? Di fronte alle continue stranezze dell’anziana vicina di casa, Julie si rende conto di non essere l’unica destinataria delle attenzioni materne e un po’ morbose di Ann, e la sua vicenda, attraverso un complesso meccanismo di flashback, s’intreccia con quella di un’altra bambina di nome Alice. Tutt’altro che sprovveduta nonostante le fattezze angeliche, Alice si era intrufolata nella vita di Ann dandole l’illusione di essere una bambina sola al mondo. Ma poi si scoprirà che la scaltra bambina offriva a pagamento i suoi servizi di figlia surrogata ad altre donne sole ed anziane, e che la scoperta di questo inganno da parte di Ann aveva peggiorato il suo già precario stato di salute mentale.

Rivelare altro di questa complessa trama a scatole cinesi sarebbe un delitto, perché The Butterfly Room è film che riserva più di un colpo di scena. Uno dei grandi pregi del film è l’atmosfera angosciosa e claustrofobica con cui Zarantonello orchestra il suo nerissimo thriller psicologico, che nell’ultima parte assume tinte puramente horror, pur mostrando pochissimo sangue e in assoluta controtendenza rispetto agli eccessi granguignoleschi di film (pur degnissimi) come Morituris o il Tulpa di Zampaglione. E se al regista va riconosciuta un’abilità non comune nella messa in scena e una cura dell’immagine che surclassa qualsiasi altra nostra produzione (non solo di genere), l’artefice principale della riuscita del film è la sempre magnifica Barbara Steele, che ci regala la sua migliore performance dai tempi del leggendario La maschera del demonio. Presenza magnetica e inquietante, la “madre di tutte le scream queens” domina la scena regalandoci brividi d’altri tempi ed evocando la Bette Davis di Che Fine ha fatto Baby Jane?. E il gioco della nostalgia e degli omaggi non si ferma certo alla Steele, perché il cast è una continua parata di star del genere horror, come la sempre formidabile Heather Langenkamp (la Nancy di Nightmare), il sulfureo Ray Wise (già Leland Palmer in Twin Peaks) Erica Leerhsen (Non aprite quella porta), Adrienne King (Venerdì 13), P.J. Soles (Halloween) e Camille Keaton (Non violentate Jennifer), per non parlare di cammei di lusso come quello di Joe Dante. Inutile chiedersi come il nostro regista sia riuscito a mettere insieme tutti questi talenti (comprese le due bambine, straordinarie) e a dirigerli con la mano sicura di un veterano, perché la risposta ve l’abbiamo data in apertura dell’articolo: Zarantonello è un pazzo… o un alieno.