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The Bear

2022
CAST:
Jeremy Allen White (Carmen "Carmy" Berzatto)
Ebon Moss-Bachrach (Richard "Richie" Jerimovich)
Ayo Edebiri (Sydney Adamu)

Il nostro giudizio

The Bear è una serie tv del 2022, creata da Christopher Storer.

Distribuita in Italia da Disney+, ha sicuramente l’ambizione di differenziarsi dalle proposte seriali che costellano le piattaforme di streaming. Ambizione che in questo caso si è rapidamente tradotta in un buon successo. Il giovane Carmen Berzatto (Jeremy Allen White) è un giovane chef stellato, riconosciuto a livello mondiale per il suo talento. Dopo aver diretto per alcuni anni cucine di locali rinomati, sceglie di abbandonare l’ambiente di lusso e fare ritorno a casa, nel dinner di famiglia, il noto The Original Beef of Chicagoland, in affanno in seguito alla morte del fratello Michael (Jon Bernthal). Nessuno riesce a scommettere su questa sfida, nemmeno la sorella Sugar, cofondatrice del fast-food in questione, che infatti prova a dissuaderlo da quel suicidio lavorativo. Ma Carmy non si arrende, è determinato a risollevare l’attività famigliare. Il desiderio di riabilitare il locale e renderlo un’istituzione a Chicago è evidente sia nell’energia che spende per curare i difetti del ristorante, sia nell’attenzione e nel rispetto che dedica alla coordinazione del personale. Quando rileva il locale lo staff è già assunto: c’è il “cugino” Richie (Ebon Moss-Bachrach), vecchio amico del fratello, deciso a fare in modo che nulla cambi, a partire dal menù che però necessita di una rivisitazione. Marcus (Lionel Boyce), l’addetto al pane, che rivela di aver lavorato per anni al McDonald, dove la fantasia non aveva spazio e che adesso grazie a Carmy sente di poter dare il proprio contributo preparando dolci straordinari. E ancora Tina (Liza Colón-Zayas) la granitica aiuto-cuoco restia a modificare le proprie abitudini lavorative. Infine Sydney (Ayo Edebiri), la talentuosa new entry della squadra, che con la sua ambizione e il suo entusiasmo porterà spesso utili risoluzioni ai problemi quotidiani del locale.

Ciascuno di questi personaggi trova spazio all’interno degli episodi evolvendo e rivelandosi in maniera più introspettiva. Impossibile dunque non empatizzare con ognuno di loro. La novità risiede proprio in questa cifra introspettiva: rispetto ai più gettonati prodotti che affrontano il mondo della ristorazione, The Bear si differenzia proprio in quanto affianca alle dinamiche frenetiche e claustrofobiche di questo ambiente, una parte più emotiva e finzionale, legata a traumi, affetti e ambienti sociali compromessi. Il tutto, però, sempre condito dall’estetica del cibo che si adegua al clima emotivo del momento: seguendo l’onda della narrazione, si passa da momenti di entusiasmo e speranza rappresentati da salse raffinate e piatti semplici e ordinati, a panini grondanti grasso e salse ipercaloriche che ben incarnano il disordine non solo reale, ma anche emotivo dei personaggi. La serie mette in luce la difficoltà di stare al passo con i ritmi insostenibili, con le pretese spesso esagerate, con la stanchezza di turni sfiancanti che opprimono chiunque lavori all’interno del mondo culinario e, forse per la prima volta, fa emergere in modo diretto e privo di retorica l’affanno economico di cui si deve caricare chi decide di investire nella ristorazione.

Per il protagonista lo stress prestazionale e performativo si esplica con episodi di tachicardia e sonnambulismo in cui, più di una volta, si ritrova a provocare involontari incendi. Proprio quest’ultimi sono al centro di uno dei dialoghi più rilevanti della prima- e per il momento unica- stagione: mentre parla con Marcus, nel tentativo di motivarlo, gli racconta di quando, dopo essere stato insignito della sua prima stella Michelin, ha dato inavvertitamente fuoco alla prestigiosa cucina in cui lavorava. C’è stato un attimo, afferma quasi con vergogna, in cui ha pensato di lasciare che le fiamme avvolgessero tutto, comprese le sue ansie e le sue paure. Poi ha domato l’incendio, e ha lasciato che l’angoscia tornasse a divorarlo.   Se c’è una cosa che si porta ancora dietro di quell’episodio è un sogno ricorrente che lo vede coinvolto in uno scontro con un inquietante orso nero – da qui il titolo della serie, nella seconda stagione anche nome del nuovo locale a cui darà vita – mentre attorno a lui divampano lingue di fuoco. Quest’immagine, che tornerà più volte nel corso degli episodi, altro non è che una metafora della sfida che ha deciso di cogliere. Chi si aspetta da questa serie di venir travolto dall’estetica del fine food, rimarrà indubbiamente deluso. La cucina è da incubo e il format inaspettato, ma se glielo lascerete fare, The Bear saprà stupirvi.