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The Bay of Silence

2020
REGIA:
Paula van der Oest
CAST:
Claes Bang (Will Walsh)
Olga Kurylenko Rosalind Palliser Alice Krige as Vivian Palliser

Il nostro giudizio

The Bay of Silence è un film del 2020, diretto da Paula van der Oest.

Thriller hitchcockiano tecnicamente senza grandi pretese, The Bay of Silence è un lungo viaggio nel passato, tracciando un percorso nevrotico dall’Italia (luna di miele) l’Inghilterra (brutale ritorno sulla terra in tutti i sensi) e Francia (crepuscolo della realtà, in cui si tenta di scendere a patti col sogno, inteso come follia mai domata, sia nella fase positiva di una relazione, che nella negativa). Il film paga la storia multi-etnica, con una quantità di ambientazioni da cartolina e caratterizzazioni di personaggi secondari prevedibili e superficiali. Questo induce lo spettatore a continui sforzi per superare il senso di incredulità generale. I protagonisti sono il danese Claes Bang (interprete del Conte Dracula nell’omonima serie uscita su Netflix) l’attrice ucraina Olga Kurylenko (Quantum Of Solace, Oblivion) e lo scozzese Brian Cox (Manhunter, Autopsy, Red). Un buon cast che però non sembra credere troppo al progetto. Peccato perché il film della van der Oest, non è solo un dramma cruento con risvolti quasi gotici, ma uno sguardo nel buco dove la maggior parte di noi non osa dirigere gli occhi.

Più della regista olandese, in The Bay of Silence risalta molto la figura di Caroline Godall, nota soprattutto come interprete di alcuni dei film più celebri di Steven Spielberg e che oltre a recitare la parte di Marcia, produce e scrive la sceneggiatura del film, tratta dal romanzo omonimo di Lisa St Aubin de Terán uscito originariamente nel 1986. Will (Claes Bang) è il Cary Grant della situazione, razionale, pragmatico e piuttosto ermetico davanti ai chiari segni di squilibrio della moglie.  Gestisce la vita matrimoniale con baci e carezze. Purtroppo non sempre bastano, ma anche dopo che si accumulano situazioni da esaurimento nervoso, Will (volontà in Inglese) si mantiene fermo di nervi e di obiettivi. Vuole salvare la propria famiglia ed è pronto all’intollerabile pur di riuscirci. La nostra società inorridisce davanti alle famiglie inglobate dall’orco della follia, ne legge avida quando la cronaca trasforma tutto in un romanzo nero a puntate, ma dopo è pronta a rimuovere ogni cosa e lasciare il campo libero al prossimo orrore,  eppure il nucleo famigliare è sempre più la cellula pazza di un sistema ormai malato e destinato alla distruzione.

The Bay of Silence è fondamentalmente un thriller su una famiglia sconvolta da un tumore nevralgico esploso insieme a una gravidanza, ma è prima di tutto un’opportunità mancata di andare davvero dove l’acqua è più nera e glaciale, sondare un po’ l’abisso di una madre che resta invischiata nelle spire della natura e che reagisce imponendo un bisogno di fuga e di irrealtà violento. Rosalind (la bondiana Kurylenko) accetta il ruolo materno in una ingannevole luna di miele quasi rituale. Will, sacerdote officiante della danza riproduttiva, dopo averla trascinata verso la maternità, cerca di aiutarla, ma la società lo richiama ai propri doveri, lasciando spesso la moglie sola e indifesa davanti a qualcosa che non ha voluto davvero e un esercito di spettri inarrestabile. Sperando che non sia tardi, Will prova a scendere in quel lago viscoso, ma ne riemerge quasi subito, con i piedi congelati e il cuore in necrosi, un senso di colpa che fa a pugni col dolore di chi ha perduto tutto e resta aggrappato ai resti, almeno quelli che non ha bruciato nel falò occultatore, e che nella mente sono comunque lambiti per sempre dalle fiamme del ricordo.