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The Ballad of Lefty Brown

2017
Titolo Originale:
The Ballad of Lefty Brown
REGIA:
Jared Moshe
CAST:
Bill Pullman (Lefty Brown)
Jim Caviezel (Jimmy Bierce)
Tommy Flanagan (Tom Harrah)

Il nostro giudizio

The Ballad of Lefty Brown è un film del 2017, diretto da Jared Moshe.

Il West è morto, evviva il West! Verrebbe da esclamare così dopo aver visto The Ballad of Lefty Brown, seconda regia di Jared Moshe, un film passato quasi sotto silenzio per la mancata distribuzione in Italia. Il termine “ballata” – da intendersi come “mito/leggenda” – ripeso ultimamente anche dai fratelli Coen, ha precedenti illustri ne genere western: uno su tutti, La ballata di Cable Hogue (1970) di Sam Peckinpah, sul cui protagonista sembra essere modellato Lefty Brown in quanto a estetica e anti-eroismo del personaggio. Come Cable Hogue – la pellicola più romantica e meno sanguinaria di Bloody Sam – anche il nostro film è un western crepuscolare, e opponendo gli uomini della Frontiera alla modernità mette in scena la malinconica sensazione della fine di un’epoca (ma non del genere). Montana, 1889: Lefty Brown (Bill Pullman) è un anziano scout che ha fatto per tanti anni da guida e guardia del corpo a Edward Johnson (Peter Fonda), sceriffo e leggenda del West. Ora che Johnson sta per essere eletto senatore, vorrebbe lasciare il suo ranch all’amico, ma viene ucciso da un ladro di cavalli. Il fedele scout decide di inseguire i responsabili per vendicarlo, aiutato da un giovane pistolero affamato di gloria e da altri due vecchi compagni d’avventura: lo sceriffo federale Tom Harrah (Tommy Flanagan) e Jimmy Bierce (Jim Caviezel), divenuto nel frattempo governatore del Montana.

Trovati i colpevoli, scoprono però che l’omicidio è stato commissionato per interessi economici proprio da Bierce, il quale cerca di far ricadere la colpa su Lefty: tutto sarà risolto secondo le leggi del vecchio West. Se il personaggio di Bill Pullman pare modellato sul Cable Hogue di Jason Robards – folta barba grigia, sguardo disilluso – The Ballad of Lefty Brown è un po’ L’uomo che uccise Liberty Valance dei nostri tempi (ovviamente con le dovute distanze dal capolavoro fordiano). I personaggi sono uomini di frontiera, che hanno costruito il West secondo la legge della Colt e della corda – come vediamo nella violenta sequenza iniziale dove Pullman e Fonda fanno giustizia di un assassino a modo loro: qualcuno ha fatto carriera entrando in politica (un po’ come Kirk Douglas ne I giustizieri del West), qualcuno continua a impugnare le armi, ma tutti devono fare i conti con la modernità che avanza e travolge nei suoi ingranaggi chi non vuole adeguarsi alle nuove regole (come accade al senatore progressista). Avvalendosi di ottimi interpreti, la regia costruisce personaggi mai banali, all’interno di una narrazione sempre oscillante fra leggenda e crudo realismo: dal disilluso protagonista al viscido senatore, dal gigantesco Fonda (peccato che stia in scena pochi minuti) allo sceriffo col vizio dell’alcool – con tanto di precise citazioni dal western classico (si chiama Harrah come il Robert Mitchum di El Dorado e maneggia una sputacchiera come Dean Martin in Un dollaro d’onore), senza dimenticare la coraggiosa e carismatica moglie di Johnson (Kathy Baker) e il giovane pistolero Jeremiah.

Un valore aggiunto del film è sicuramente il comparto estetico negli esterni, che valorizza le meravigliose scenografie naturali: inquadrature in campo lungo e lunghissimo, con una fotografia pastellata, dipingono praterie e vallate che ricordano certi quadri di Frederic Remington, mentre più convenzionali sono gli interni. La cura tecnica è notevole, e Moshe, pur avendo poca esperienza, si concede alcune raffinatezze come il piano-sequenza iniziale e le inquadrature dalla porta verso il paesaggio che sembrano richiamare Sentieri selvaggi. The Ballad of Lefty Brown è un film di mediazione, fra l’omaggio al classico e il de profundis del West, due elementi apparentemente in antitesi che convivono però in armonia; ed è un film più di dialoghi e di atmosfera che di azione, anche se la violenza e le sparatorie – girate e montate in modo un po’ troppo frenetico – non mancano. Lo score malinconico accompagna l’incedere fluente e nostalgico della narrazione: c’era una volta il West(ern).