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Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra

2016
Titolo Originale:
Teenage Mutant Ninja Turtles: Out of the Shadows
REGIA:
Dave Green
CAST:
Pete Ploszek (Leonard)
Noel Fisher (Michelangelo)
Jeremy Howard (Donatello)

Il nostro giudizio

Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra è un film del 2016, diretto da Dave Green

Attenzione: questo articolo contiene numeri, date e ipotesi di complotto. Si sconsiglia la lettura ai recensionisti duri e puri. Era il 1984 quando i disegnatori Kevin Eastman e Peter Laird fondano Mirage Studio per dare alle stampe la serie a fumetti Teenage Mutant Ninja Turtles. Nessuno, nemmeno gli stessi Eastman & Laird si sarebbero aspettati un successo così immediato e duraturo. Le avventure delle tartarughe ninja mutanti adolescenti sono continuate con tredici serie e uno speciale a fumetti, quattro cartoni animati a puntante e sei film live action, compreso Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra, sequel di Tartarughe Ninja del 2014. Dopo un avvio cupo e scorretto, con il cartoon Tartarughe Ninja alla riscossa (1987-1996) la saga ha acquisito nuove vesti comiche e colorate, per andare incontro ai gusti dei più giovani, evolvendosi con la generazione millenials. Dopo anni di oblio, il boom dei cinecomic ha riportato in auge Leonardo, Donatello, Raffaello e Michelangelo, lanciando nel 2012 la nuova serie Teenage Mutant Ninja Turtles – Tartarughe Ninja su Nickelodeon. Era inevitabile tentare il colpo grosso al cinema. Che è avvenuto, almeno in parte. Su un budget di 125 milioni di dollari, il film Tartarughe Ninja ha incassato poco più di 191 milioni. Una miseria per un investimento così alto, ma pur sempre positivo, soprattutto in momenti di magra. Senza dimenticare la gaffe del teaser con un grattacielo in fiamme e la data d’uscita 11. Ma questa è un’altra storia…

D’altronde certi film sono prodotti per soldi, è dunque naturale che Mirage (casa editrice) e Nickelodeon (canale televisivo) vogliano continuare a mungere le tartarughe dalle uova d’oro anche al cinema. Annunciano subito che ci sarebbe stato un sequel. Si legge del pressbook: «”La nostra storia comincia dove finisce il primo film, sia nella vita vera che nel film”, dice il produttore Andrew Form. “Durante la serata d’apertura di Tartarughe Ninja nel 2014, abbiamo sentito che Paramount aveva dato via libera al sequel.” I realizzatori sapevano che in un secondo film avrebbero dovuto alzare la posta e passare dalla distruzione della città di New York all’annientamento globale». Alzare l’asticella, annientamento globale, conferma del sequel ancora prima di scoprire gli incassi. Qui gatta mutante ci cova. Com’è possibile che un grosso studio abbia confermato un progetto così a rischio? Nell’era di Marvel, DC e Hunger Games, per farne un live action appassionante per il pubblico (aka che incassi) ci vuole un bel po’ di sospensione di incredulità, una sceneggiatura credibile e una realizzazione visiva impeccabile. E diciamocelo, Tartarughe Ninja era riuscito nell’incredibile intento di rendere brutta pure Megan Fox. Ma la risposta è semplice: capitali cinesi. Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra è infatti coprodotto da Alibaba (l’Amazon “giallo”) e China Movie Media Group, che non ci mettono solo gli agognati dindini, ma permettono un’ulteriore apertura del film al mercato orientale. Tanta roba in periodo di vacche magrissime.

Perché sforzarsi di fare pure un bel film? Tanto il proverbiale culo è parato, Megan Fox resta gnocca e le tartarughe ninja sono simpatiche ai bambini. Allora via libera a rap, tecnologie da fanta-fantascienza e a un villain tentacolare e sbavante, senza dimenticare qualche scoreggia, un wrestler tra i nuovi cattivi (Stephen “Sheamus” Farrelly), il beniamino degli adolescenti Stephen Amell (Arrow) e un inizio con una Megan nickelodeonicamente ammiccante, per strizzare l’occhio ai papà. Che agonia arrivare fino in fondo. Leo, Ralph, Donnie e Mickey (perché anche i nomi vanno resi cool), per quanto nati da un’idea bislacca e cresciuti verso mete ancora più bislacche, si meritavano un’evoluzione adolescenziale più matura. E il box office premia l’operazione, con incassi in linea al primo episodio, Cina esclusa. Si sconsiglia dunque la visione a pagamento, per sostenere la produzione di un cinema d’intrattenimento migliore. E il cinema che ce lo chiede.