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Suitable Flesh

2023
REGIA:
Joe Lynch
CAST:
Heather Graham (Dr. Elizabeth Derby)
Judah Lewis (Asa Waite)
Bruce Davison (Ephraim Waite)

Il nostro giudizio

Suitable Flesh è un film del 2023, diretto da Joe Lynch.

A volte è solo questione di pelle. Altre, invece, di carne. E non c’è dubbio che, fin dal suo titolo, Suitable Flesh di carne ne abbia parecchia da mettere sul fuoco. Se poi la suddetta proteica fonte è pure di qualità lovecraftiana, beh, allora il cinematografico pranzo può che dirsi bello che servito. Ed è appunto un film profondamente gustoso e carnale quello apparecchiatoci dall’ex Troma Boy Joe Lynch, capace di attingere a piene mani dal viscerale piatto dell’immortale H.P. per adattare in chiave moderna – ma con piglio decisamente classico – il suo angosciante La Cosa sulla soglia; dando vita ad un’opera sanguigna e sanguinolenta che, strizzando un occhio all’orrore anarchico dei gloriosi anni Ottanta e l’altro alla morbosa sensualità softcore targata 90s, ci regala un prodottino confezionato con il cuore più che con la testa. Una viscida e maramalda creaturina, figlia più che mai legittima del più sincero e divertito spirito del buon Charles Band e della sua scalmanata Full Moon Family, dove gli spiriti sempre vivi(di) di Gordon e Yuzna non possono che seguitare a far capolino per tutti i cento deliranti minutini di durata.

Ed è appunto con un in medias res in odor di yuzniano Faust che si apre questo Suitable Flesh: con la bella e delirante psichiatra Elizabeth Derby (Heather Graham) che, mezza desnuda nell’imbottita cella di un manicomio, tenta ossessivamente di convincere l’amica e collega Daniella Upton (una gordoniana Barbara Crampton, qui anche in veste di produttrice) a distruggere il cervello di uno sfigurato cadavere appena giunto fresco fresco in obitorio. E perché mai? Beh, perché Lui potrebbe tornare. E chi è Lui? Per ora non lo sappiamo; ma grazie al provvidenziale flashback di rito, eccoci catapultati qualche giorno addietro nello studio della nostra seducente strizzacervelli, dove Lui, guarda caso, sta proprio per fare il suo trionfale ingresso. E Lui altri non è che il giovane Asa Waite (Judah Lewis), timido ed evidentemente complessato adolescente assurdamente convinto che il di Lui anziano padre Bruce (Ephraim Waite) possegga a tradimento il suo giovane e ancora vergine corpicino. In che senso? Beh, nel senso che il vecchiaccio, venuto in possesso del beneamato Necronomicon, pare aver evocato uno dei tanti temibili demonici eredi di Cthuluh, capace di switchare da un ospite all’altro finché, alla terza carnale infrazione, il nostro rinascerà a nuova terrena vita.

Scambiando erroneamente le repentine metamorfosi del nostro imberbe Jekyll in sfacciato e satanico Hide come semplici sintomi da sdoppiamento di personalità, la scettica Dottoressa avrà tuttavia modo di ricredersi sulla propria pelle e, a dirla tutta, pure all’interno della propria sensuale carne; trovandosi suo malgrado immischiata in un’oscura lotta all’ultima insanguinata frattaglia per impedire che Il tocco del male la colga con le difese e le arrapanti mutandine impudentemente calate. Corpi sfondati, teste mozzate ma ancora ciarliere, blasfemi incantesimi e, per non farci mancare proprio nulla, persino qualche bella sequenzia di petting spinto. C’è davvero di tutto e un bel po’(di troppo) all’interno di questo sbarellato e tutt’altro che perfetto Suitable Flesh, tra cui qualche furbesco rimando allo sciroccato Andrew van den Houten e al suo già evidentemente lovecraftiano Headspace; il tutto rozzamente concetrato fra le quattro mura di un asettico studio, di un’ammuffita libreria e di un insidioso ospedale, così come da sacra legge dei brividi e dell’emoglobina al risparmio. E nonostante proprio questa arietta da prodottino in ammollo fra le calde acque della fiera serie B e quelle decisamente più stantie della laida Z finsica per conferire alla creatura di Lynch una fastidiosa aura da Midnight Special televisivo, il nostro irrequieto cineasta compensa ogni evidente limite o mancanza buttandola completamente e sadicamente di fuori; così come ai cari vecchi tempi, quando bastava una manciata di sesso e fegatelli per portare a casa la sanguigna cinemarografica pagnotta. Nel bene e nel male, ça va sans dire.