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Still/Born

2017
Titolo Originale:
Still/Born
REGIA:
Brandon Christensen
CAST:
Christie Burke (Mary)
Jesse Moss (Jack)
Michael Ironside (Dr. Neilson)

Il nostro giudizio

Still/Born è un film del 2017, diretto da Brandon Christensen.

La maternità rappresenta la fase al contempo più meravigliosa e terrificante dell’intera esperienza di vita femminile, tanto da aver spinto numerosi autori del calibro di Polanski e Cronenberg a tentare di descrivere, attraverso il potere evocativo del cinema, i risvolti eminentemente più torbidi e oscuri della fantomatica “dolce” attesa. Ed è perciò in quest’ottica che la giovane Mary (la Christie Burke di The Twilight Saga: Breaking Dawn), al pari della spaesata Mia Farrow di Rosemary’s Baby e della devastata Samantha Eggar di Brood si trova, all’interno di Still/Born, ad affrontare il lato decisamente meno felice e rassicurante del post-concepimento, avendo messo al mondo uno splendido bambino al caro prezzo della morte prematura di un secondo pargolo, deceduto durante il parto. Nonostante un primo periodo di relativa tranquillità, ben presto la neo mamma si trova ad avere a che fare con strane e inquietanti manifestazioni soprannaturali, di carattere presumibilmente demoniaco, le quali paiono avere come fulcro proprio l’indifeso primogenito, il tutto mentre lo scetticismo del marito Jack (Jesse Moss) e dello psichiatra Dr. Neilson (Michael Ironside) la portano a dubitare seriamente della propria sanità mentale.

A dirigere – con evidentissima svogliatezza mista a qualche sporadico guizzo di velleità autoriale al sapore formalista – questo risibile e obliabilissimo Still/Born troviamo l’esordiente Brandon Christensen, qui anche co-autore, assieme a Colin Minihan, di una sceneggiatura alquanto insipida che frulla alla bell’è meglio l’intero campionario di cliché del filone thriller-horror sovrannaturale, dalle origini ai giorni nostri, per coagularli in maniera alquanto patetica all’interno di un impianto estetico stucchevolmente laccato che tenta inutilmente di nascondere sotto il tappeto una disarmante farraginosità drammaturgica di fondo.  C’è un po’ di tutto (e di già visto) in questo maldestro prodottucolo di genere, dalle ormai snervanti e onnipresenti riprese notturne a circuito chiuso targate Paranormal Activity alle (tutt’altro che) spaventevoli presenze scheletriche nerocrinite in agguato nell’ombra figlie di The Ring e Lights Out, passando attraverso qualche sporadica apparizione fantasmatica a bordo culla, letteralmente scippata al Balaguerò di Para Entrar A Vivir, per finire con uno straniante omaggio alle porte abbattute a suon di ascia dello Shining kubrickiano. In mezzo a tutto questo marasma privo di tono e di ritmo, ecco spuntare, a sorpresa, un Michael Ironside tutto fuorché convinto del proprio ruolo, un attore di grande spessore qui in piena vacanza alimentare e, forse inconsapevolmente, specchio di una totale mancanza di convinzione che si posa, come un sudario di morte, sempre più pesantemente sull’intero cast tecnico e artistico.

Muovendosi con passo lento e claudicante nel paludoso terreno di un thriller insistentemente orrorifico che vira pesantemente verso una forma alquanto atipica di possession movie – in cui i satanassi s’incontrano tra loro sullo sfondo di Reparto maternità –, Still/Born non solo non convince, ma neppure riesce a sollevare il ben che minimo interesse riguardo alla propria forma e al proprio contenuto, costringendo lo spettatore a sorbirsi una sequela di gemiti, sussurri e minacce via etere che tentano di emulare gli ormai celebri EVP de Il Sesto Senso, risultando invece nulla più che fastidiose interferenze sonore in una pellicola dove anche l’occhio si trova, spesse volte, ad essere tagliato e ferito dalle schegge della noia e del già visto. Con grande perplessità si apprende della conquista del prestigioso Scariest Feature Award al celebre Overlook Film Festival 2017, un premio le cui motivazioni andrebbero seriamente sondate e analizzate nel profondo, quantomeno per rispetto alle gloriose palmarès del recente passato.