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Splatter – La rivista proibita

2017
Titolo Originale:
Splatter - La rivista proibita
REGIA:
Stefano Cavalli
CAST:
Paolo Di Orazio
Paolo Altibrandi
Silver

Il nostro giudizio

Splatter – La rivista proibita è un documentario del 2017, di Stefano Cavalli 

Splatter – La rivista proibita. Chi c’era, non può non ricordarsela. Non può non ricordarsi di quella scritta grondante sangue che apparve un giorno dell’estate 1989 sulla testata di un periodico a fumetti che, al suo interno, non disattendeva le promesse fatte da quella copertina così gore. Gli anni Ottanta al cinema ci avevano affogati in un Oceano di rosso, tra tagli, ritagli e frattaglie di film ultraviolenti ed estremissimi, che arrivavano a ondate dall’altra parte dell’Oceano ma che si abbattevano come tsunami anche generandosi nel nostro stesso bacino mediterraneo – basti ricordare Lucio Fulci, con i suoi horror artaudiani e definitivi, totali come esperienze visive e sensoriali. Splatter, edita dalla Acme di Milano, fu un po’ come una summa in extremis di quel decennio che sugli schermi aveva scatenato l’inferno dei maniaci assassini, dei fantasmi artigliati, degli zombi divoratutto e che nel mondo del fumetto di genere – parliamo dell’Italia – aveva assistito alla nascita e all’immediato trionfo di Dylan Dog. Splatter visse, con molto successo e con eguale scandalo, la breve vita dei giusti, che muoiono in fretta perché – si dice – sono cari al cielo. Nel giro di nemmeno tre anni, infatti, la rivista nacque, crebbe, raggiunse l’acme del successo, generò scandalo e infine tramontò.

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La storia di Splatter, per gli “scordarelli” e per coloro che non ne hanno invece mai sentito parlare, provvede a raccontarcela adesso un bel documentario Splatter – La rivista proibita di Stefano Cavalli e Sara Parigiani, che un paio di anni fa si sono messi in moto, in concomitanza con il temporaneo risorgere della rivista, per andarne a ritracciare origini e sviluppi, con l’aiuto dei protagonisti di quella straordinaria avventura: Paolo Di Orazio, Silver (Guido Silvestri, l’inventore di Lupo Alberto), Alfredo Castelli e Roberto Dal Pra in primis, rispettivamente sceneggiatore e coordinatore di Splatter, editore, direttore responsabile e consulente per i soggetti e le sceneggiature. E la prima cosa sorprendente da scoprire è che nessuno di loro, a parte Di Orazio, era uno splatterofilo doc, anzi Silver e Castelli raccontano di non avere mai amato particolarmente il genere. Ci si trovarono in mezzo e sapendo fare bene il proprio lavoro, riuscirono a far marciare al meglio l’operazione. Che era rivoluzionaria e ardimentosa, nonostante i più speziati sanguinacci serviti dalla pregiata macelleria della Acme venissero sempre accompagnati da salutari dosi di humour.

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Il documentario della Moveorama bilancia molto bene l’aspetto didascalico – a vantaggio degli ignari – con un’autopsia più approfondita che riporta coloro che c’erano a risfogliare idealmente quelle pagine dove accanto ai fumetti trovavano spazio articoli sul cinema (non dimentichiamoci che la Acme partorì in seguito anche il mitico Nosferatu) e la posta dei lettori, che nell’era pre-internet e pre-social diventò momento di aggregazione e di consapevolezza per un fandom che restava altrimenti allo sbando, disperso in una solipsistica e scoordinata carboneria. Poi arrivò l’inaspettato. Inaspettato fino a un certo punto, essendo lo scandalo, come sappiamo, evangelicamente necessario che avvenga. Una madre bigotta e preoccupata per le insane letture del figlio, accese la miccia che fece deflagarare interrogazioni parlamentari by partisan (perché l’imbecillità è sempre super partes) contro il potere corruttivo di Splatter, sulle cui pagine – si favoleggiava – i bambini imparavano l’arte di ammazzare i genitori, i fratelli, i nonni e il parentame vario. È la sezione del documentario, questa, più spettacolare e colorata, nei racconti di chi, improvvisamente, fu costretto a sedere sul banco degli imputati. Con un coup de théâtre che, in fondo, non sfigurava a fronte delle surreali vicende e degli esasperati inchiostri di Splatter – La rivista proibita.