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Spartacus: sangue e sabbia – Stagione 1

2010
Titolo Originale:
Spartacus
CAST:
Andy Whitfield (Spartacus)
John Hannah (Quinto Lentulo Batiato)
Lucy Lawless (Lucrezia)

Il nostro giudizio

Spartacus: sangue e sabbia – Stagione 1 è una serie tv del 2010, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2011, ideata da Steven S. DeKnight.

Se siete alla ricerca di una trama, di coerenza storica, di uno scorcio sulla romanità ai tempi dell’impero, lasciate stare. Spartacus: sangue e sabbia da quel punto di vista è immondizia. L’ambientazione è Capua, ma nella ricostruzione storica le testimonianze della licenziosa Pompei sono state saccheggiate. E non è rimasto altro, se non quello che si voleva restasse. Sesso e sangue. Orge, baccanali, accoppiamenti sullo sfondo o in primo piano, ormoni che saturano lo schermo ogni volta che a grondare non è il sangue. Sciocco negare che a quei tempi non ci si divertisse un po’ sopra le righe, ma limitarsi a quello è come desumere i costumi dei nostri tempi attraverso il Grande Fratello.

Spartacus: sangue e sabbia è ispirata a 300, con meno retorica e un po’ più sangue. Tredici episodi ispirati alle vicende di Spartacus per il canale via cavo Starz Media, che visti i costi di produzione rischia la propria sopravvivenza puntando su un prodotto che si presenta certamente come di genere, ma che rischia a suo modo di diventare di culto. Sam Raimi come executive è una garanzia, il capo degli sceneggiatori è lo Steven S. DeKnight di Smallville e Angel. Girato in Nuova Zelanda, il cast è composto da sconosciuti, di quelli che Hollywood sforna ogni giorno a dozzine. Bellocci con mascella geometrica e pettorali definiti e donne bellissime distribuite a vanvera. La linea che divide le loro capacità interpretative da quella di un collega che spazza il Sunset Boulevard in attesa di miglior fortuna, non è troppo definita. E allora? Fa così schifo?

No. Appunto. Intanto ogni combattimento è la tavola di un fumetto. Uno bello. Inoltre Spartacus: sangue e sabbia è il primo telefilm a essere realizzato quasi interamente su set virtuali, e non c’è un minuto di quel girato che non valga ogni dollaro di quei due milioni spesi per ogni episodio. Tutto il finto, il forzato, l’inverosimile che avete sempre visto in una serie o in un film in costume, scompare. Siete a Capua, nell’arena. E per quanto eccessivo nei colori, non potrebbe in alcun modo essere più vero di così.