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Space Is The Place

1974
Titolo Originale:
Space Is the Place
REGIA:
John Coney
CAST:
Barbara Deloney (Candy)
Sun Ra (Se stesso)
Raymond Johnson (The Overseer)

Il nostro giudizio

Space Is The Place è un film del 1974, diretto da John Coney

Sun Ra è un luogo infinito proprio come l’universo nel quale aspirava a (tras)migrare. Non a caso Space Is the Place, il luogo nel quale gli afroamericani si sarebbero potuti finalmente e definitivamente affrancare dalla schiavitù (non solo quella dei bianchi) e riprendere il posto che gli spetta nella creazione (perché, per dirla con Pharoah Sanders: «The creator has a master plan»). Sun Ra non è solo il musicista chiave del Novecento, l’uomo nei cui suoni s’innestano Karlheinz Stockhausen, John Coltrane, Duke Ellington, il rock’n’roll, il funk, il soul, l’elettronica e altro ancora, ma è soprattutto il pensatore che ha radicalmente elaborato un concetto dello spazio come alterità da opporre al tempo. Una visione che probabilmente solo William S. Burroughs ha vissuto in forme altrettanto innovative. Sun Ra è una galassia in perenne movimento ed espansione (basti pensare alle dimensioni imprendibili della sua sterminata discografia, croce e delizia dei filologi) e basterebbe provare ad ascoltare ogni singola nota da lui incisa per decidere di smettere di occuparsi di musica per sempre. Perché Sun Ra È la musica. E il film di John Coney è un oggetto altrettanto misterioso e ineffabile. Volutamente tarato sulle dimensioni di un omaggio trasversale alla fantascienza di serie B degli anni Cinquanta e Sessanta, il film di John Coney è una di quelle imprese che a raccontarle oggi sembrano (e in realtà sono) totalmente impossibili.

L’idea di fondo di Coney era quella di creare un veicolo per la mitologia di Sun Ra legandone l’immaginario extraterreno a quello sapienziale dell’alchimia egiziana che ricopriva un ruolo fondamentale nella cosmogonia del musicista. Una mitologia da opporre a un mondo che viaggiava a folle velocità incontro alla propria distruzione. E come in ogni mitologia degna di questo nome, c’è un Salvatore che viene sfidato da un antagonista a svelare il proprio piano e le proprie capacità. Sun Ra, nel ruolo di se stesso, si trova a dover affrontare la minaccia di The Overseer (Ray Johnson, Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo), una sorta di superplaya, un incrocio tra Black Caesar e un Iceberg Slim prima della redenzione, l’epitome di tutto ciò che continua a tenere ancorati alle forze di gravità gli afroamericani, mettendo loro a disposizione solo i poteri che i bianchi non vogliono, permettendogli così di continuare a conservare in una posizione di subalternità i discendenti delle antiche piramidi egizie.

Una parabola libertaria zeppa di tutti quegli artefatti lisergici che sono diventati il segno di un’ansia di vita oggi purtroppo limitata alla sola esteriorità, dimenticando il sostrato che invece rende Space Is The Place un lavoro imprescindibile per comprendere tutte le opportunità che sono purtroppo rimaste allo stato di mere potenzialità. Certo i riferimenti alla coeva blaxploitation sono sin troppo evidenti (senza contare interpreti come Johnny Keys, riconoscibile in Behind in the Green Door), anche se il film non potrebbe esserne più distante. Purtroppo, come rievoca John Szwed, il biografo di Ra, Space Is The Place scomparve dopo poche proiezioni, anche se le immagini hanno continuato ad accompagnare le performance della Arkestra per molto tempo. Ma come per tutti i messaggeri in anticipo sul tempo (degli altri), anche Sun Ra e Space Is The Place si sono infine conquistati il posto che gli spetta. E lo spazio continua a essere il luogo nel quale tutti dobbiamo rinascere.