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Sono tutte stupende le mie amiche

2012
REGIA:
Roger A. Fratter
CAST:
Liana Volpi (Cristiana)
Roger A. Fratter (Dario Marconi)
William Carrera (Cristiano Santoro)

Il nostro giudizio

Sono tutte stupende le mie amiche è un film del 2012, diretto da Roger A. Fratter.

Nel 2012 Roger Fratter esce con due film decisamente diversi per intenzione, clima ed atmosfere, Femminilità (In)corporea e Sono tutte stupende le mie amiche (che Nocturno riedita in dvd con circa 4 minuti inediti aggiuntivi rispetto alla precedente versione Beat). La speculazione onirica e l’intensità emotiva del primo fanno da contraltare al registro più leggero e rilassato del secondo, una commedia dai sapori frizzanti, un po’ piccanti, il cui intento è divertire ed intrattenere lo spettatore senza elucubrazioni troppo vertiginose sull’esistenza e le sue leggi immanenti (o magari farlo ma da tutt’altra angolazione rispetto al rigore metafisico di Femminilità). Come spesso gli è accaduto in carriera, anche in questo caso il filmaker bergamasco si circonda prevalentemente di partner femminili (in questo caso quasi esclusivamente), elevate a potenza poiché Dario, il suo personaggio, è sostanzialmente un pianeta in una galassia di donne, le più diverse, disparate, complicate ed ingestibili. La storia è quella di un professore che coltiva un rapporto “elastico” con la lunatica e bisbetica Cristiana (Liana Volpi). La loro conoscenza data fin dalla gioventù, non si sono mai persi di vista ma più che di un’amicizia bisognerebbe parlare di un conflitto a fuoco permanente. I due si attraggono reciprocamente ma non concludono mai e tuttavia sono gelosi l’uno dell’altra. Non solo, i rispettivi rapporti sentimentali ne risentono, poiché l’ombra di quella amicizia “particolare” incombe sempre sul malcapitato/a di turno che, inconsapevole, prova ingenuamente ad instaurare un legame affettivo con Dario o Cristiana. I pantaloni tra i due li porta lei, donna fortissima, anticonformista e un po’ prevaricatrice.

I pantaloni in senso figurato, poiché è già grassa se Cristiana indossa una gonna (o un reggiseno). Le sue scollature sono sempre generosissime, il suo aspetto è costantemente provocante, scollacciato, sexy. Cristiana si prende ciò che vuole, sempre, persino quando si tratta di altri uomini in presenza di Dario, persino quando è ospite in casa sua, senza alcun riguardo né remora. Sono diversi i siparietti in cui il pover’uomo si vede costretto alla ritirata perché un qualche energumeno giace con Cristiana nel letto o sul divano di casa sua. Una relazione così complicata e battagliera genera naturalmente situazioni paradossali e grottesche. Anche perché Cristiana si è messa in testa di trovare una compagna per Dario e quest’ultimo, soggiogato, si lascia incomprensibilmente guidare in questo labirinto di malizia. Fioccano di continuo numeri telefonici ai quali fanno seguito improbabili appuntamenti nei quali Dario conosce donne con cui immancabilmente non conclude. Necrofile innamorate dei cimiteri (un cameo di Anna Palco), esose che lo interrogano immediatamente sulla sua situazione finanziaria, polacche ansiogene e logorroiche, ragazzine debosciate e volgarotte (Giulia Marzulli), un panorama muliebre disarmante. Anche laddove il professore si imbatte in possibili candidate papabili (una modella bionda, una sua collega docente), il “matrimonio” non si combina, vuoi perché è lo stesso Dario a rovinare l’idillio, vuoi perché Cristiana si mette di traverso.

Nessuno dei due in fondo desidera veramente che una unione dell’altro si compia, altrimenti si rovinerebbe il meccanismo perverso che li ha portati a giocare sin qui, quel prendi e lascia, batti e ribatti, che li ha impegnati da sempre ed al quale evidentemente sono segretamente affezionati. A questa tenzone amorosa fanno da contraltare alcune scene che vedono Liana Volpi ripresa dal vero mentre interpreta una canzone in uno studio di registrazione. Cristiana nel film è un’aspirante cantante ed anche la Volpi coltiva la stessa passione. Oltre ciò, non si può soprassedere sulle numerosissime parentesi che la vedono sfoggiare micro lingerie ai limiti del consentito o veri e propri balletti erotici sui quali – comprensibilmente – Fratter indugia pazientemente. Veramente statuaria la Volpi, il cui magnetismo “animale” (detto in senso buono) si proietta su tutta la pellicola, riuscendo con vigore a reggere sulle proprie spalle un ruolo da co-protagonista. Il film è incorniciato da un’apertura ed una chiusa metacinematografiche nelle quali è la stessa Cristiana a rivolgersi direttamente allo spettatore, dapprima presentando la vicenda, poi concludendola ed ipotizzando dei possibili finali, una trovata interessante che aggiunge pepe e dinamismo alla sceneggiatura. Da qualche parte ho letto di presunte citazioni di Almodovar a proposito di Sono Tutte Stupende Le Mie Amiche, e può anche essere, ma a me è venuto piuttosto in mente Tinto Brass, che in queste geometrie variabili e licenziose ci sguazzerebbe come un ragazzino in un negozio di caramelle dolci e profumate.

Per approfondimenti: www.cineraglio.it