Featured Image

Snowfall – Stagione 4

2021
REGIA:
Logan Kibens, Alonso Alvarez, Carl Seaton, Karena Evans, Ugla Hauksdóttir
CAST:
Damson Idris (Franklin Saint)
Carter Hudson (Teddy McDonald)
Emily Rios (Lucia Villanueva)

Il nostro giudizio

Snowfall – Stagione 4 è una serie tv del 2021, ideata da John Singleton, Eric Amadio e Dave Andron.

I primi episodi di Snowfall – Stagione 4 danno l’impressione di uno show che ha azionato il pilota automatico. È ancora avvincente, ma ha anche perso parte del suo smalto. La stagione riprende nel mezzo del caos; è il 1985, Ronald Reagan è stato rieletto, il crack si è impadronito della comunità di Franklin a South Central e ogni banda criminale, grande o piccola che sia, sta cercando di ottenere un posto nel mercato: sono molti soldi in ballo. Ciò significa concorrenza, violenza di gruppo e molti cadaveri nelle strade, tutte cose che Franklin (l’ormai iconico Damson Idris) detesta perché sa che fanno male agli affari, o forse anche perché una parte della sua indole è pacifica. E così i primi quattro episodi della stagione tirano su molti fili della trama, intrecciandoli in modi che ricordano la migliore fiction poliziesca, come le opere di James Ellroy o Walter Mosley, quest’ultimo produttore e scrittore della serie, che ha cercato di mantenere viva e fedele quella che era stata la visione iniziale dello scomparso John Singleton. Ma in altri momenti, soprattutto quando sono tensioni e spaccature familiari a prevalere, sembra quasi di ritrovarsi in una black telenovela dove però c’è ancora spazio per momenti di trucida e spietata violenza. Franklin sta cercando di sistemare una controversia tra i bizzarri leader delle bande Manboy (Melvin Gregg) e Skully (De’aundre Bonds) per continuare i suoi affari senza intoppi. Allo stesso tempo, si sta dilettando nella politica locale, lavorando con la madre Cissy (Michael Hyatt) per ottenere influenza sui politici, e con il magnate immobiliare Paul Davis (Steven Williams) per assicurarsi un po’ di considerazione all’interno delle stanze del potere, e in particolare per cercare di tenere a bada l’agente Nix (Jesse Luken), che ancora indaga minaccioso sulla famiglia Saint.

Nel frattempo, l’agente della CIA Teddy (Carter Hudson) e Gustavo (Sergio Peris-Mencheta) sperimentano nuove difficoltà nel loro business della droga: i vertici del governo stanno prestando maggiore attenzione al traffico degli stupefacenti e a ciò che sta accadendo a South Central, facendo sempre più luce sul coinvolgimento dei servizi segreti che forniscono la droga agli spacciatori per sovvenzionare il gruppo controrivoluzionario dei contras nella lotta al governo sandinista in Nicaragua. Nella premiere della stagione, Franklin, su consiglio di Teddy, suo fedele mentore, decide che è ora di schierarsi in guerra piuttosto che continuare a cercare una tregua. Va da Skully e gli dice che farà fuori Manboy in modo che possa vendicarsi. Poi va da Manboy e gli dice che organizzeranno un acquisto che consentirà all’equipaggio di Manboy di tendere un’imboscata a Skully e ai suoi uomini. L’imboscata va storta, lasciando Franklin in fuga da uno Skully tradito, e i suoi sogni di una fine permanente alla  guerra vengono delusi. Nel corso dei primi quattro episodi, Franklin oscilla tra momenti di trionfo, come assicurarsi un accordo con Paul Davis che fa retrocedere l’agente Nix e si assicura il suo pezzo di un affare immobiliare. Ci sono molte sottotrame che seguono diversi filoni: la relazione tra Gustavo e Teddy è in realtà complessa e interessante in questa stagione mentre tentano di affrontare un nuovo nemico nel traffico di droga e una nuova dinamica tra loro. Una giornalista di Los Angeles che scava nella vita di Franklin e nell’omicidio dell’agente Wright, avvicinandosi sempre di più alla scoperta della verità, rappresenta un nuovo elemento degno di attenzione.

Snowfall – Sagione 4 riconferma uno spettacolo incisivo e coinvolgente, anche quando tematicamente sembra perdere un po’ di forza. Ma è nelle ultime puntate che questa stagione dà il meglio di sé, riacquistando una suspense e un ritmo che ci fanno ricordare la grandiosità di questa produzione. In particolare l’ottavo episodio, diretto da Alonso Alvarez, è un gioiello di perfezione tra montaggio azzeccatissimo e colpi di scena mai banali. Alcune situazioni sembrano riecheggiare le eco del nostrano Gomorra, quasi a testimoniare un denominatore comune in quella che è la malavita organizzata delle grandi periferie, soprattutto quando le gang giovanili sono protagoniste. E a testimoniare una certa sopraggiunta teatralità e l’utilizzo minore della musica, molto più presente nelle passate edizioni; quasi sempre ha risalto un brano finale, scelto nell’immenso repertorio R&B, sempre collegato nel significato ai fatti della puntata. Space is the place di John F.Szwed, Pusherman di Curtis Mayfield, Stand on the words dei Joubert singers, sono solo alcuni dei pezzi che partecipano a questa playlist da sogno. Il finale diventa così un momento molto solenne, in cui sembra quasi esserci un messaggio conclusivo. E quando nell’ultimo episodio tra Teddy e Alton, il padre di Franklin, emerge  in un confronto di grande impatto il mai sopito, atavico scontro tra bianchi e neri, sembra quasi che tutte le lotte e competizioni interne alla serie vadano a ridursi alla più antica lotta sociale che sembra destinata a non finire mai.