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Siren

2016
Titolo Originale:
Siren
REGIA:
Gregg Bishop
CAST:
Chase Williamson (Jonah)
Hannah Fierman (Lily)
Justin Welborn (Mr. Nyx)

Il nostro giudizio

Siren è un film del 2016, diretto da Gregg Bishop

Galeotto fu l’corto e chi lo scrisse: quel giorno più non vi guardammo avante. Sì, ho appena citato e storpiato Dante per aprire un articolo che parla di un mostro con la coda, le ali e un vorace appetito non solo fisiologico. Credo rientri fra i crimini contro l’umanità, ma, concedetemelo, è la verità. Tutto nasce infatti da Amateur Night, cortometraggio della raccolta V/H/S dove, per la prima volta, facciamo conoscenza della creatura e delle basi di ciò che poi diverrà Siren. In diciannove minuti un twist ispirato ci mette di fronte, termine non solo figurativo, agli occhioni da cerbiatta di Lily, un essere a metà tra la dolcezza di un cucciolo spaesato e la lussuria di Giovanna l’insaziabile. Da questo piccolo presupposto nasce il lungometraggio diretto da Gregg Bishop, che insieme agli sceneggiatori ricama attorno alla figura della sirena demoniaca una cornice di bagordi sinistri, rituali esoterici e un bizzarro circolo tra il soprannaturale e il patologico. E tutto questo senza miracolosamente scostarsi troppo dalle premesse e dall’ispirazione del corto natio, giocando davvero un tiro mancino a chi già lo etichettava come una poveracciata senza dignità.

dentro 1

Siren funziona, senza bisogno di grossi effetti speciali o troppi fronzoli che ne abbelliscano la trama. Certo, se proprio vogliamo trovare dei difetti, sono esattamente quelli sopra citati: una CG non proprio grandiosa e un pretesto trito, ritrito e anche un po’ fastidioso per la scoperta della creatura; ma, sinceramente, sono bazzecole che si superano con facilità. Fatto questo passo, si va in discesa: riti evocativi, capre, sanguisughe che estirpano ricordi, demoni, addii al celibato, sangue, budella e tanto amore. L’amore che potrebbe provare una stalker in preda all’ossessione, ma sempre di amore si tratta. I quattro amici protagonisti, per l’appunto in viaggio di addio al celibato del prossimo neosposo, finiscono in una sorta di corte dei miracoli per occultisti e, in preda a deliri eroici, liberano Lily, dolce fanciulla dai grandi occhi ingenui con la passione per la nudità e per la carne umana. È lei la star, il mostro da cui tutti ci faremmo violentare. Perché forse non l’ho accennato, ma Lily sceglie un compagno per la vita e se lui non è d’accordo con l’accoppiamento pace, la cosa non sembra crearle troppi problemi.

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Questa sirena, interpretata da una Hannah Fierman ipnotica, ammalia con il canto e, a seconda del gradimento, può mangiarti oppure stuprarti. Con amore, ovviamente. E, ci crediate o no, un po’ di paura riesce a instillarla nei cuori dei maschietti virili. Non tanto per la possibilità di sbrindellarti, quanto per quello sguardo fisso e innamorato da cui non puoi scappare. Siren è questo e molto altro: un piccolo film low budget colmo di idee e belle trovate, in cui l’horror si fa biologico sulla scia di Cronenberg e Barker, paragoni sicuramente arditi, ma le suggestioni che si respirano in fondo portano a una strada che loro hanno già battuto. Uniamoci anche Natali e il suo Splice e il quadro è completo. Bishop fa centro in ottanta minuti, senza strafare, senza ammantarsi di velleitari propositi, ma armandosi solo di buone idee e una creatura adorabilmente demoniaca. Chapeau.