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Shinjuku incident

2009
Titolo Originale:
Shinjuku incident
REGIA:
Derek Yee Tung-Sing
CAST:
Jackie Chan
Daniel Wu
Xu Jinglei

Il nostro giudizio

Shinjuku incident di Derek Yee Tung-Sing è una storia di gangster ed onore che si nutre di colori cupi mettendo da parte le grandi risse a base di arti marziali.

Immigrati cinesi cercano di sopravvivere in Giappone dopo essere fuggiti dal loro paese. Ma quando Steelhead arriva a Tokio, alla ricerca della donna amata, i “fratelli” si troveranno assorbiti dal violento mondo della Yakuza…Per capire Shinjuku incident (2009) è necessario spendere due parole sull’approccio cinese all’arte. Perché se per noi occidentali il presupposto che sta alla base della produzione artistica è quello di innovare, la tradizione cinese considera arte la capacità di perfezionare. Niente di strano, quindi, quando vedendo questoShinjuku incident si ha l’impressione di rivedere i gangster movie di Takeshi Kitano, in particolare Brother (2000). Il presupposto che avvia le storie dei due film, infatti, è pressoché il medesimo: il protagonista, costretto a fuggire dalla sua terra, arriva in un luogo dove “fratelli” troppo perditempo non riescono a combinare nulla di buono. Ma la “codardia” può essere curata dall’onore: la cura Kitano, allora, è identica alla cura Chan, una cura che rende i fratelli potentissimi mafiosi, incapaci però di gestire il potere malavitoso senza venirne consumati.

Di fronte a due film così simili, lo spettatore europeo potrebbe quasi gridare al plagio. Ma l’intento del regista Tung-Shing Yee non è quello di creare qualcosa di nuovo, bensì di perfezionare una storia già esistente. Gli ambienti cupi e noir di una Tokio anni ’90 diventano allora perfetti contraltari poetici per una vicenda che, di fatto, parla della caduta, dell’inevitabilità del perdersi in un mondo potente e viziato in cui, lentamente, il retto principio di “onore” si sporca, diventando una distorta copia di se stesso, violentato da sangue, rabbia e vendetta. Unico valore immune alla caduta è l’amicizia virile. Come nei capolavori hongkonghesi di John Woo (The Killer – 1989), l’amicizia è capace di legare l’ormai boss mafioso Steelhead (Jackie Chan) all’ispettore di polizia a cui una volta ha salvato la vita e che, omaggio inevitabile, si chiama proprio Kitano.

In tutto ciò Jackie Chan si rivela attore pregevole: messe da parti le tipiche “risse marziali” a cui siamo abituati, emerge un attore caparbio, capace di un’interpretazione profonda, piena di un’opprimente rassegnazione “noir” per una vicenda che soffocherà nel sangue ed a cui l’onore vieta di sottrarsi. Shinjuku incident è dunque “meglio” di Brother? Questa è la domanda che lo spettatore europeo si pone alla fine del film. E, ovviamente, è una domanda che non ha senso: Shinjuku incident è un’opera interessante, accattivante, bella, che descrive con una sensibilità diversa dalla nostra l’onore, l’amicizia e la paura del diverso. Insomma, un altro bel pezzo di cinema made in Honk Kong che non dovrebbe assolutamente mancare agli appassionati. E neppure agli altri.