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Sexual Labyrinth

2017
Titolo Originale:
Sexual Labyrinth
REGIA:
Morgana Mayer [Lucio Massa]
CAST:
Marta Rot
Giada Davinci
Silvia Lamberti

Il nostro giudizio

Sexual Labyrinth è un film del 2017 diretto da Morgana Mayer 

Aristide Massaccesi e Luigi Zanuso detto Atomico. Ai due, Lucio Massa ha dedicato la propria prima fatica registica digitale: Sexual Labyrinth. Sottotitolati in inglese (ma, per la verità, poco parlati), i 65 minuti di film si snodano sulla base di un rapporto sadomaso, cerebrale e fisico, forse onirico (chi lo sa?) che ha molti antenati: da De Sade in avanti. Ma che c’entrano Zanuso e Massaccesi? Zanuso è una sorta di maestro spirituale per Massa che gli ha anche prodotto Oltre la follia, l’ultima (ma, conoscendolo, ci credo poco) opera dell’ultraottantenne film-maker vicentino, guru del porno-grottesk. Mentre, con Massaccesi, Massa non ha in comune solo le prime cinque lettere del cognome, ma anche un certo gusto per lo sbalordimento. A un certo punto del film, il pornoattore Francesco Malcom e un amico brindano ad Aristide Massaccesi . Poi, davanti a un tavolo da biliardo, Malcom, con un gruppo di pseudo-nazisti in divisa, afferra la stecca e colpisce la palla indirizzandola verso la vagina spalancata di una donna nuda stesa sul velluto a gambe aperte, mentre gli amici premono: “Mettila in buca”. Ed ecco che la memoria porta a Sodoma’s Ghost di Fulci e a Spell dolce mattatoio di Cavallone (a ben guardare, tra le grandi labbra, infatti, si intravvede un occhio…).

DENTRO 1

Mentre la gran quantità di porco-suore che affolla il film non può non far pensare ai massaccesiani Immagini di un convento e La monaca nel peccato. E ci metterei anche il Ken Russell de I diavoli con la scena della suora che si masturba con un crocifisso (c’è pure qui). Il film offre una sequela di siparietti conditi da musiche heavy-metal e melodie vivaldiane. La protagonista di Sexual Labyrinth, Marta Rot, dai capelli alla maschietta, è disposta a tutto. Nella vita vera, pornoterrorista come la leader del gruppo Diana Torres (le somiglia pure), nel film diviene invece preda e schiava di tal Livia che la costringe ad atti estremi. Sempre lei, o un suo fantasma sessuale mascolinizzato, prende le forme di un ragazzo iperdotato estratto da un baule dalla perfida mistress che siede su un trono e rimanda alla strega cattiva di Biancaneve. Il ragazzo è costretto a bere orina, feci e sangue mestruale della padrona, il tutto servito con tazze da tè in porcellana inglese.

DENTRO 2

Tornata donna (questa è sempre la mia  interpretazione), la Rot scatena la libido imposta dalla sua kapò espellendo origami dalla vagina e moltiplicandosi in altre donne: ecco le mestruate che sputano sangue, le cannibalizzatrici last-minute, le microcamere da colonscopia che si infilano nelle vagine e negli sfinteri, le lesbo-suore che utilizzano i crocifissi per le reciproche penetrazioni. Sconsigliata la visione ai cattolici osservanti, tanto più che le scene sono inframmezzate da riprese di vere chiese romane e persino dalla statua della Pietà. Un film porno? Direi proprio di no. Di eccitante c’è poco. Le ragazze sono tutt’altro che gnocche, in linea con le teorie del pornoterrorismo che rivendica la libertà di esporre qualsivoglia genere di corpo, magro o grasso, bello o brutto. C’è invece tanto coraggio, del regista e delle protagoniste, laddove l’uomo, il macho dell’hard tradizionale latita. Persino nello pseudonimo femminile di Massa, Morgana Mayer. Finalmente.