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Sewo Dino

2023
Titolo Originale:
Sewo Dino
REGIA:
Kimo Stamboel
CAST:
Mikha Tambayong (Sri)
Karina Suwandi (Sarta)
Givina Lukita Dewi (Erna)

Il nostro giudizio

Sewo Dino è un film del 2023, diretto da Kimo Stamboel.

Tra le calde acque dell’Oceano Pacifico, un nome pare insistentemente serpeggiare da qualche tempo a questa parte: quello del Grande e Potente Sam Raimi. E se, infatti, i lontani cugini indonesiani hanno di recente avuto ben modo di omaggiare il sanguigno Evil (Dead) Boy grazie a titoli quali Khanzab, May the Devil Take You, Impetigore, Para Betina Pengikut Iblis e il favolistico Waktu Maghrib, in quel dell’umida ed egualmente spaventevole Tailandia è toccato invece al buon Kimo Stamboel strizzare l’occhietto all’emoglobinica eredità del pazzo cineasta di Royal Oak, grazie al suo innegabilmente raiminiano Sewo Dino. Si, perché, il nostro – che con l’horror più viscera sembra avere una particolare intimità fin dai tempi ormai lontani del claustrofobico Bunian – ha scelto stavolta di attingere al florido humus di leggende popolari così tanto radicate nella sua ancestrale terra natia, calandosi all’interno della fitta coltre di superstizioni ed oscuri rituali che, a ben vedere, ogni rurale paesello di quelle sperdute latitudini cova gelosamente al di sotto delle proprie pluviali frasche.

Ed è appunto del fitto e nel folto di una dan-thai-sca selva oscura che la povera Sri (Mikha Tambayong) ha necessariamente scelto d’infrattarsi, tentando di alleviare le proprie difficoltà economiche – e con esse la precaria salute dell’amato padre – elemosinando un lavoro presso la ricca famiglia Atmojo. E sarà dunque alle dipendenze della misteriosa Madame Karsa (Karina Suwandi) che la nostra troverà un’insolita quanto terrificante occupazione; non prima però di aver stretto con la nuova marcescente titolare un esoterico patto che altro non è se non un appetizer di ciò che l’attende, ben (rin)chiuso, fra le fragili pareti di un’isolata capanna – nonché La Casa – degli orrori. Assieme alla giovane Erna (Givina Lukita Dewi) e all’altrettanto spaurita Dini (Agla Artalidia), la nostra eroina dovrà infatti ritualmente accudire e lavare il martoriato copro di Dela (Gisellma Firmansyah), sfortunata nipote dell’enigmatica matriarca Atmojo, caduta vittima della stregonesca maledizione di Sewo Dino: il demone dei mille giorni che, passato il canonico periodo d’incubazione, si appresta a far capolino nel nostro bel disastrato mondo. Mancando appena quattro giorni alla scadenza dell’infame sortilegio, alle nostre Piccole Vedette Tailandesi non resterà perciò che seguire alla lettera il delicato cerimoniale, impedendo a questo Belzebù ghiotto di Laap di acquisire il definitivo usufrutto del suo umano ospitale involucro terreno.

Fossimo in quel della fredda Madre Russia e al posto di un folkloristico Body Snatcher sbucato dalla torbida mi-thai-logia avessimo a che fare con un glaciale wurdalak, beh, probabilmente staremmo guardando una versione corretta e aggiornata di un classicone come Vij. Ma poiché ci troviamo invece a bazzicare nel profondo Sud-est asiatico alla corte di Re Rama X e dei sui spaventevoli adira, occorre accontentaci di Sewo Dino e della sua già decantata raiminiana combriccola. Saccheggiando di gran carriera il più recente campionario di spaventi e a suggestioni made in USA – tra cui l’idea di un onirico Altrove particolarmente Insidious(o) e di un incubotico Sottosopra le cui innominabili Stranger Things paiono andarsene a zonzo Nell’erba alta -, quel gran marpione di Stamboel tira in piedi un semplice ed onestissimo Cabin Fever – o Evil Dead, a seconda che il Male venga combattuto con supposte o talismani – il cui necrotico e virulento potenziale viene solo in (gran) parte anestetizzato da una CGI a tratti veramente pezzotta e da un tessuto narrativo inutilmente destinato ad ingarbugliarsi quanto le budella di un capretto sacrificale. Tanto fumo e poco Pad Thai, direbbero molti. Ma a noi di bocca buona la ricetta dello chef Kimo basta e avanza, con o senza contorno di jumpscare.