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Serpente a sonagli

2019
Titolo Originale:
Rattlesnake
REGIA:
Zak Hilditch
CAST:
Carmen Ejogo (Katrina Ridgeway)
Theo Rossi (Billy)
Emma Greenwell (Abbie)

Il nostro giudizio

Serpente a sonagli è un film del 2019, diretto da Zak Hilditch.

Il serpente è forse l’animale che, più di ogni altro, ha colpito e stimolato il vasto immaginario umano. Spesso associato al simbolo del male e del peccato per antonomasia, nel corso della storia ha anche acquisito i significati più disparati – come quello di donare saggezza e immortalità (legato alla sua caratteristica di cambiar pelle) o al potere di guarire o uccidere (attraverso il suo veleno) – entrando di diritto nella mitologia e nel folklore di diversi popoli. Da queste tematiche sembra prendere spunto Zak Hilditch per dirigere Serpente a sonagli che, dopo il convincente 1922, ci riprova nuovamente con un’altra produzione Netflix dalle suggestioni kinghiane e metaforiche (che riporta alla mente pellicole quali Cose preziose o, più recentemente, Final Destination). Il film si apre con una giovane madre, Katrina (Carmen Ejogo), e la figlioletta Clara di cinque anni che percorrono un’infinita landa desolata fino a quando la macchina non subisce un guasto. Mentre la donna cerca di risolvere il problema la bambina, allontanatosi, viene morsa da un velenoso serpente a sonagli.

In preda al panico, Katrina cerca aiuto fino a scorgere un caravan nei paraggi, abitato da una strana donna (rappresentante la personificazione della morte?) che afferma di essere in grado di salvare la bambina: ma in cambio richiede un’anima da sacrificare entro sette ore prima dell’alba. Nonostante le buone premesse iniziali, Serpente a sonagli non riesce a infondere una genuina sensazione di suspense e terrore, mostrandosi incapace di creare atmosfere angoscianti e opprimenti che mantengano vivo l’interesse dello spettatore. E anche se la sceneggiatura (firmata dallo stesso Hilditch) dissemina la narrazione di particolari indizi intriganti e simbolici (il serpente a sonagli, il lupo, il deserto, il sole, etc.) essi risultano però fin troppo abbozzati e irrisolti, non riuscendo minimamente a risollevare le sorti di un’opera confusa che naviga nell’incertezza. Stesso discorso per la delicata questione morale di Katrina (“uccidere è sbagliato?”, “possiamo decidere chi merita di vivere o di morire?”).

La sua corsa contro il tempo nella speranza di trovare una vittima da “sacrificare” (in cambio della salvezza della propria figlia), non riesce mai a infondere quel cambio di ritmo di cui necessita la vicenda, cadendo nella trappola della lentezza e banalità. Con la commistione di tutti questi ingredienti, il disastro era inevitabile: il risultato è poco convincente, modesto sotto tutti i punti di vista, con esiti prevedibili e alla lunga estenuanti. Tra le poche note positive di Serpente a sonagli bisogna evidenziare la notevole fotografia di Roberto Schaefer (Monster’s Ball – L’ombra della vita, Stay – Nel labirinto della mente, Quantum of Solace, etc.), la scelta delle location desertiche (anche se poco sfruttate) tipiche del sud degli Stati Uniti e l’interpretazione della one-woman show Carmen Ejogo (It Comes at Night, Alien: Covenant, True Detective) che regge tutta la struttura drammatica del film, infondendo inoltre credibilità e inquietudine al proprio personaggio. Ma tutto ciò è troppo poco per salvare una pellicola destinata a finire ben presto nel dimenticatoio.