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Scream of the Banshee

2011
Titolo Originale:
Scream of the Banshee
REGIA:
Steven C. Miller
CAST:
Monica Acosta
Eric F. Adams
Kasey Amanda

Il nostro giudizio

Ulteriore banco di prova televisivo per l’After Dark con Scream of the Banshee: la confezione è buona ma, dopo un inizio fulminante, il film si sgonfia, perde colpi e verso la metà s’affloscia per non riprendersi più.

Cavalieri medievali all’inseguimento di Cappuccetto Rosso: l’inizio pare una corsa frenetica mutuata da Red Riding Hood, con più cappa e spada e meno smancerie, e la sostanziale differenza che sotto la zimarra vermiglia la bella sbonazza a cavallo altro non è che la Jenifer di Dario Argento, faccia deforme e tritacarne zannuto al posto della bocca. Poi c’è la mattanza, e la figliola lancia urla degne del peggior diavolaccio prima di finir scapezzata e diligentemente inscatolata. Salto temporale, e di sbonazza ne incontriamo un’altra, l’archeologa Isla Whelan (Lauren Holly, quella di NCSI) che coi suoi assistenti, Otto (Todd Haberkorn), la di lei figlia Shayla (Marcelle Baer) e la nasuta Janie (Leanne Cochran) ritrova il vaso di Pandora dimenticato dietro un cumulo di scartoffie. La furba lo apre ed ecco che la testa segata ne sbuca fuori col suo ghigno da pescecane.

E qui il film di Steven C. Miller (Automaton Transfusion, del 2006) va a puttane, perché il cranio mummificato fa l’unica cosa che non dovrebbe fare, cioè aprire l’occhietto vispo e mandar strida da Banshee, appunto, per ogni dove. A farne le spese sono gli astanti, le orecchie sanguinanti per le trivellazioni a ultrasuoni, che però non si curano troppo della sintomatologia perché presi a interrogarsi sulla realtà di quanto visto. Fin qui si potrebbe anche soprassedere e catalogare il tutto come un boutade improvvisata, ma i due sceneggiatori, Anthony Ferrante e Jacob Hair, ispirati da una rara forma di demenza che ha qualcosa di divino, fanno le cose alla carlona fino all’ultimo. Così, per principio. Allora se l’unico modo per salvarsi dalle fauci pustolose della creatura è annodarsi la lingua e non urlare, mai e per nessun motivo, i nostri baldi eroi se ne fregano e, con grande nonchalance, gareggiano tra loro per vedere chi ci mette più fiato.

Aggiungere altro sarebbe quasi superfluo, visto che la Banshee del titolo compare e scompare ogni tre per due, terrorizzando le sue vittime e ammazzandone pure qualcuna una tantum in modi mica tanto comprensibili. La nasona di cui sopra viene accecata e poi, come una sottospecie di Alice nel paese degli orrori, si ritrova dietro uno specchio per frantumarsi in mille schegge. Tutto il resto è un mélange di visioni, deliri onirici e deformazioni assortite; lo scopo dovrebbe essere quello di confondere lo spettatore, di condurlo in un mondo a rovescio fatto di apparizioni spettrali e intuizioni surreali, ma purtroppo il risultato somiglia più al viziaccio del biblico Onan che a un quadro di Böcklin o chi per lui. Non c’è una storia, insomma, o forse c’è ma è talmente risicata che non la si vede.

Scream of the Bansheee è il terzo lungometraggio originale prodotto dall’After Dark per il canale tematico Syfy (i primi due sono stati Husk e Area 51), ma qui i produttori hanno toppato. Peccato, perché l’inizio era bello, la confezione buona, il ritmo non mancava, e alla fine ti consoli col cameo di Lance Henriksen e col naso della Cochran, elegante oggetto di contemplazione. Magro sollievo, ma meglio di niente.