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Safrom

2015
Titolo Originale:
Safrom
REGIA:
Nicola Barnaba
CAST:
Valerio Morigi (Max)
Camilla Diana (Sara)
Edoardo Margheriti (Comandante)

Il nostro giudizio

Safrom è un film del 2015, diretto da Nicola Barnaba

Nicola Barnaba, in mezzo a due commedie, cambia genere dirigendo il curioso horror Safrom  – il nome dell’industria farmaceutica che scatena un’epidemia incontrollabile di follia e mutazioni zombi. Insomma, un argomento trito e ritrito verrebbe da dire – e in parte è vero – ma Barnaba ha il merito di sfruttare vari filoni e cliché del cinema horror per creare qualcosa di nuovo, un film fresco e tesissimo che sa come tenere desta l’attenzione dello spettatore. Tutto ha inizio con il viaggio di Max (Valerio Morigi), che si allontana in auto verso la campagna. Lungo la strada incontra Sara (Camilla Diana), una ragazza con l’auto in panne alla quale presta soccorso: la donna chiede di essere portata in fretta alla Safrom, dove lavora, ma sembra nascondere un segreto. Inquietanti segnali rendono evidente che sta succedendo qualcosa di poco chiaro: la radio si interrompe dopo aver trasmesso strani messaggi, i telefoni sono isolati, la polizia non lascia avvicinare nessuno allo stabilimento per un misterioso incidente. Quando lei e Max sono aggrediti da strane persone in preda alla follia, il mistero viene pian piano a galla.

Safrom, scritto dallo stesso Barnaba, sfrutta come rampa di lancio per la vicenda il topos del viaggio in un luogo isolato e sconosciuto – in questo caso, ignoto anche allo spettatore, visto che la collocazione viene lasciata volutamente nel vago – fatto di boschi e campagne che si estendono all’infinito e che restituiscono quel senso di pericolo ancestrale un po’ in stile Shadow di Zampaglione. E proprio in questo risiede una peculiarità di Safrom, cioè la sensazione di claustrofobia prodotta paradossalmente da un’ambientazione quasi tutta in esterni: un’atmosfera opprimente e ansiogena, in cui lo spettatore riesce a immedesimarsi grazie anche alla sovrapposizione narrativa con il personaggio di Max – come lui, siamo immersi in una situazione inesplicabile e desiderosi di saperne di più. Barnaba è abile nel procrastinare il più a lungo possibile la soluzione del mistero: un po’ dà e un po’ toglie, un po’ spiega o suggerisce ed ecco che quando ci aspettiamo una risposta avviene inevitabilmente qualcosa che la sposta più in là. Gli indizi procedono per accumulo: i poliziotti che sanno ma non vogliono parlare, la Safrom che nasconde esperimenti di probabile natura militare, il ritrovamento di un corpo fatto a pezzi.

Notevole come la regia riesca a mantenere sempre alta la suspense, che esplode finalmente quando i nostri sono aggrediti dai “mostri” e si rifugiano nella Safrom, un casermone underground che profuma tanto di post-atomico anni Ottanta. Qui tutto diverrà tragicamente chiaro, dagli esperimenti sfuggiti di mano fino alla vera natura di Sara, mentre i pochi superstiti devono lottare contro il misterioso nemico ma anche contro l’esercito: un plotone guidato dal bravissimo Edoardo Margheriti (figlio del maestro Antonio) vuole infatti eliminare i testimoni per nascondere la scomoda verità. Inizia così una parte ricca di azione e sparatorie – vere, non in digitale, come capiamo dalle inquadrature sui bossoli espulsi dalle armi – e il film diventa uno zombi-movie, con i morti viventi sanguinosi e barcollanti, vagamente romeriani. Ma da Romero, Safrom riprende soprattutto il modello di The crazies, con gli individui che a causa di abomini scientifici impazziscono trasformandosi in folli assassini privi di ogni componente umana: insomma, il passo precedente alla condizione di zombi, per un horror dalle connotazioni fantascientifiche e apocalittiche.