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Romanzo criminale – Stagione 2

2010
Titolo Originale:
Romanzo criminale
REGIA:
Stefano Sollima
CAST:
Francesco Montanari (Il Libanese)
Vinicio Marchioni (Il Freddo)
Alessandro Roja (Il Dandi)

Il nostro giudizio

Romanzo criminale – Stagione 2 è una serie tv del 2010, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2010, ideata da Giancarlo De Cataldo, Leonardo Valenti, Barbara Petronio e Daniele Cesarano.

Roma non è rimasta senza i suoi re. La prima serie di Romanzo criminale si era chiusa monca. Chi ha letto il libro o visto il film sa che ci si è fermati a metà, con la morte del Libanese. E da lì riparte la seconda stagione che coprirà la seconda parte del libro anche se rispetto al romanzo di De Cataldo da un certo punto in avanti si apriranno nuovi scenari e ci saranno parecchie novità. La prima di queste è l’identità degli assassini del Libanese, che potrebbe non essere così scontata. Il filo conduttore dei primi episodi è la vendetta per la morte del Libanese, seguita dalla disgregazione del gruppo. Laddove la prima stagione rappresentava l’ascesa, questa seria racconta soprattutto la caduta. Tutti i protagonisti subiranno grossi cambiamenti e il gruppo andrà piano piano sfaldandosi (non sempre così piano a dire il vero) per trovarsi tutti contro tutti. Ancora centrali le figure del Dandi, del Freddo e del commissario Scialoja, ed è seguendo la loro storia che ci viene raccontata la fine della Banda.

Nei primi episodi di Romanzo Criminale 2 vediamo crescere d’intensità la lotta per il potere fra il Freddo (Vinicio Marchioni) distrutto dai sensi di colpa per avere voltato le spalle a Libano, e il Dandi (Alessandro Roka), sempre più ambizioso. Sullo sfondo, come nella prima serie, l’Italia degli anni Ottanta, la scoperta della Loggia P2, i mondiali di calcio dell’82, lo scandalo del Banco Ambrosiano, la caduta del Muro di Berlino. I servizi segreti deviati, le connivenze con la criminalità organizzata restano invece in secondo piano, confinati in una indefinitezza forse necessaria, ma fin troppo velata. E si sta ben alla larga dal caso Orlandi a causa dei troppi aspetti ancora oscuri della vicenda, alcuni di strettissima attualità. E questo è forse un limite della serie, giacché alla fiction in genere si chiede anche, soprattutto, di osare, arrivare con le ipotesi oltre le realtà processuali. Certo, s’intende, stando attenti a non toccare nervi troppo scoperti o le sensibilità delle persone tutt’ora coinvolte. Ma questo è un limite probabilmente autoimposto in un paese, l’Italia, che ha ancora giganteschi scheletri in armadi sconfinati.

Al di là di questo, in Romanzo criminale 2 il vincolo a restare fedeli alla storia, quella con la esse maiuscola, costringe anche a sviluppare al massimo i personaggi e la loro caratterizzazione, esercizio molto ben riuscito finora grazie alla straordinaria evocatività di un personaggio come il Libanese. Proprio per questo si approfitta a tutto spiano del flashback, che dopo Lost è stato definitivamente sdoganato come espediente narrativo del nuovo millennio. Ritroviamo il Libano un po’ ovunque in scene del passato. Resta il rischio che senza di lui gli altri personaggi risultino un po’ macchiette, visto anche che si dovranno affrontare anni a noi più vicini e fatti ancora vivi nella memoria di molti.