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Revenge Ride

2020
REGIA:
Melanie Aitkenhead
CAST:
Serinda Swan (Maggie)
Diego Boneta (Brian)
Pollyanna McIntosh (Trigga)

Il nostro giudizio

Revenge Ride è un film di Melanie Aitkenhead, del 2020.

Al di là del fascino di un’intera mandria di femmine in denim & leather che cavalca la città in sella a delle moto, con Pollyanna McIntosh a far da capo-mandria, Revenge Ride non ha molto altro da offrire. La storia scritta da Tim Durham, è piuttosto esile e blanda, nonostante i presupposti per un bel rape & revenge femminista.
Mary (Vanessa Dubasso) è una dolce fanciulla acqua e sapone che si mette nei pasticci rifiutando le avances del quaterback della scuola, Keegan (Jacke Lockett). Lui decide di fargliela pagare sciogliendo della droga in una bibita e offrendola da bere alla fanciulla sdegnosa. Non si vede il momento in cui la povera Mary accetta di bere un bicchiere altamente sospetto proprio dallo sconosciuto losco che ha rifiutato con una smorfia a inizio serata. Ubriaca? Ma se in corpo ha solo un paio di birre.  A un certo punto della festa però, in modo un po’ disonesto, la Aikenhead e Durham glissano sul come e ci mostrano il quando, con Mary che si regge in piedi a stento e Keegan la porta via facendosi largo tra gli altri sballati con la faccia da simpaticone e il piglio del buon samaritano. In una delle stanze del dormitorio il ragazzo e i suoi due sodali del cuore, si prendono soddisfazione della ragazza e la mollano in mezzo alla via principale del campus a sedere scoperto.

Mary ha una cugina, Maggie (Serinda Swan) che fa parte di una setta di motocicliste chiamata Dark Moon. Presto i tre stupratori si ritrovano marchiato a fuoco sulle chiappe del culo il motto del charter: Suck That Pussy. Ovviamente la guerra “egoica” non finisce mai con il primo botta e risposta e Revenge Ride non fa che ricordarci quanto l’odio sia un loop inesorabile. In mezzo al conflitto seguiamo la scontatissima storia d’amore tra la rude Maggie e il gentile Brian (Diego Boneta) dalla cui melassa durista ci salva solo l’estremismo senza compromessi di Polly McIntosh, che nel film ha il nome suggestivo di Trigga. Lei non ammette eccezioni nel suo odio per il maschio. Il conflitto tra la sorella-madre e Meggie, invaghita del cadetto Brian, nasce proprio dal “tradimento” di quest’ultima per un esemplare della razza nemica. La ragazza avrebbe tanti motivi per odiare gli uomini, è vittima di uno stupro e si porta dietro le cicatrici tra le gambe dell’anima, però è convinta che non si debba lasciare all’odio il timone di tutto. Brian le dimostra che in giro ci sono anche brave persone con il pene.

In Revenge Ride le motocicliste nascono per reazione a un mondo che condanna la donna per il semplice fatto di esserlo. Non accettare un corteggiamento, rifiutare di darla al primo appuntamento sono sgarri che legittimano la violenza del maschio. Non solo gli uomini ma anche le donne ti giudicano colpevole di essertela cercata se qualcuno ti droga durante una festa. Sono proprio gli insulti femminili delle compagne di scuola a ridestare Mary dal selciato, per questo occorre una vera e propria sorellanza sancita col fuoco e il sangue, qualcosa di esclusivo che garantisca la solidarietà sessuale di cui la femminilità necessita per fronteggiare il mondo macho. Trigga ricambia l’universo maschile della stessa moneta che questo l’ha educata a mettersi in tasca: non concede al maschio alcun tipo di credito. Può essere un “niceguy”, dolce e carino come Brian, che è premuroso e un amante degno, ma è pur sempre un uomo e ha una colpa incisa nei geni(tali); qualcosa che prima o poi affiorerà e lo spingerà a essere esattamente come tutti gli altri bastardi che devono solo “suckare la pussy” e morire presto.