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Re/Member

2022
REGIA:
Eiichirô Hasumi
CAST:
Kanna Hashimoto (Asuka Morisaki)
Gordon Maeda (Takahiro Ise)
Maika Yamamoto (Rumiko Hiiragi)

Il nostro giudizio

Re/Member è un film del 2022, diretto da Eiichirô Hasumi.

Il loop temporale non è una novità assoluta nel panorama cinematografico: reso noto nel cinema dalla commedia Harold Ramis Ricomincio da capo, trova una collocazione profonda e pertinente nello slasher con i film Auguri per la tua morte e relativo seguito. Il meccanismo, infatti, calza a pennello con la struttura serializzata, reiterata, del genere: se il cattivo, dalle origini più o meno soprannaturali, può rialzarsi da terra nonostante coltellate, spari o altro e continuare con questo colpo di scena ad agire secondo sceneggiatura (leggasi: uccidere chiunque gli capiti a tiro), con l’espediente del loop temporale si sconvolge il meccanismo mutando lo status della vittima da morta una tantum a morta ad libitum, donandole quindi un valore immortale all’interno della storia. Se la vittima può fronteggiare il cattivo senza temere più di tanto per la propria vita, cambia il rapporto di forza tra i due elementi. Questo scambio di ruoli all’interno dello slasher viene nuovamente riproposto nel horror giapponese Re/Member, diretto da Eiichirô Hasumi a partire dall’omonimo manga del 2015, precedente al film sopra citato di Christopher Landon.

A essere intrappolati in una gabbia temporale sono sei studenti che vengono perseguitati dal fantasma di una bambina vestita di rosso, il cui corpo venne smembrato da un serial killer e disseminato sul terreno della scuola. La maledizione può essere quindi spezzata nel momento in cui l’intero corpo, compresa la testa mai trovata, venga ricostruito prima che il fantasma uccida gli studenti e li riporti a rivivere eternamente lo stesso giorno. Allo stesso tempo l’esperienza traumatica si trasforma in un’occasione per gli studenti, tutti a loro modo emarginati e stritolati all’interno delle gabbie della società nipponica, di conoscersi meglio e di costruire un rapporto di amicizia sincero che non sarebbe mai sbocciato all’interno dell’altro loop, quello quotidiano, delle convenzioni sociali e dei propri ruoli all’interno della scuola. L’horror quindi si intreccia con il dramma e, a decenni dall’esplosione del J-Horror con Ringu e la sua legacy, si ricorre ancora alla chiave della maledizione soprannaturale, con tutti gli immutati cliché della situazione, per scoperchiare il male nella società nipponica. Che l’horror sia solo uno specchio di una realtà che non cambia mai?

Fatto sta che il film offre una parte iniziale, quella prettamente orrorifica dopo un breve prologo di introduzione dei personaggi, piena di ritmo, atmosfere cupe e splatter come di rado se ne vede. Le situazioni sanguinose, grazie al McGuffin della reiterazione della giornata, si decuplicano con un certo estro estetico e si appoggiano in larga parte a effetti speciali artigianali, con risultati più o meno riusciti ma sicuramente apprezzabili per gli amanti del gore vecchio stile. Nel momento in cui il rosario di ammazzamenti e jump scare comincia a mostrare la corda, la sceneggiatura di Harumi Doki ha la buona idea di alzare la posta in gioco e cambiare, con un paio di colpi di scena, le regole del gioco. Nella seconda parte, tuttavia, si punta maggiormente a un approccio goliardico e sentimentale che sgonfia drasticamente il livello della tensione, dovendo inserire con puntualità palese e didascalica tutti quegli elementi che non possono mancare in una serie teen distribuita su Netflix. Il risultato, nonostante una certa spettacolarità nel finale, è di arrivarci avendo già perso l’interesse per la storia. In coda ai titoli finali appare, come ormai d’uso comune nel cinema contemporaneo, una scena che rilancia lo spunto verso un nuovo capitolo.