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Realive

2016
Titolo Originale:
Proyecto Lázaro
REGIA:
Mateo Gil
CAST:
Tom Hughes (Marc Jarvis)
Charlotte Le Bon (Elizabeth)
Oona Chaplin (Naomi)

Il nostro giudizio

Realive è un film del 2016, diretto da Mateo Gil

La resurrezione è un tema che non ha mai mancato di costituire un’importante e privilegiata fonte di fascinazione per moltissime forme narrative a cavallo fra letteratura e cinema, partendo dal celebre prototipo biblico di Lazzaro per poi passare attraverso il Re-Animator lovecraftiano e giungere sino ai celebri redivivi zombeschi moderni e postmoderni. Ma è proprio nella figura del defunto di Betania miracolosamente riportato alla vita dal Messia che si trova la scintilla propulsiva capace di partorire profonde riflessioni sul senso della morte e del ritorno all’esistenza degne del Prometeo frankensteiniano, tanto da spingere Mateo Gil a solcare gli ardui terreni della fantascienza filosofico-esistenzialista per dare alla luce Realive, un’opera poetica e dolorosamente umana che narra parallelamente di un amore capace di durare oltre le soglie del tempo e della progressiva accettazione di quanto proprio la cessazione della vita stessa possa conferire a quest’ultima un sincero e autentico scopo. Il racconto ha inizio nel 2015 quando l’artista Marc Jarvis (Tom Hughes), affetto da un incurabile cancro alla gola che lo consumerà nel giro di un anno, decide, in dissidio con la compagnia Naomi (Oona Chaplin), di optare per la criogenizzazione del proprio corpo, in attesa che la medicina possa un giorno rianimarlo.

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Ed è proprio ciò che accade nel 2084, quando un team di scienziati capitanato dal dottor West (Barry Ward) riesce a rivitalizzare l’organismo di Marc attraverso l’ambizioso Progetto Lazzaro, catapultando il redivivo in un mondo del tutto sconosciuto nel quale il giovane troverà faticosamente il modo di muoversi grazie alle premurose cure dell’infermiera Elizabeth (Charlotte Le Bon), non senza pesanti conseguenze fisiche e psicologiche che faranno nascere nell’uomo seri dubbi circa l’effettiva legittimità dell’operazione. Già assiduo collaboratore alle sceneggiature del connazionale Alejandro Amenábar fin dai tempi di Tesis – e brillantemente distintosi con il corto orrorifico Spettro parte dell’antologia televisiva Peliculas para no dormir – Gil realizza la cronaca romantico-fantascientifica di un Ritorno alla vita al contempo vicino e distante dalle suggestioni dell’opera di Wenders, guardando con estrema attenzione al canovaccio di Apri gli occhi per poi focalizzare la propria sensibilità sulle difficoltà di un Lazzaro postmoderno reso tale dall’intervento demiurgico di una scienza – incarnata da un altisonante dottor West “rianimatore” – oramai apparentemente senza limiti ma incapace di prevedere le profonde implicazioni sul corpo e sullo spirito di una rinascita priva di senso morale e coordinate.

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Non è l’orrore demoniaco post mortem di The Lazarus Effect quello che interessa a Gil. Piuttosto, la domanda che lo assilla ha qualcosa di ben più profondo: siamo proprio sicuri che l’immortalità biologica non sia in realtà la morte del senso stesso della vita? Sicuramente tanta carne al fuoco, bella soda e che richiede un abile cuoco per essere cucinata a dovere. Ed è proprio dinnanzi a questo eccesso di stratificazioni filosofiche che Realive rivela parte dei propri limiti strutturali, nonostante il design asettico e la fotografia abbacinante che tanto sembrano marchiare la gran parte delle produzioni sci-fi contemporanee appaiano qui perfettamente in linea con le sincere intenzioni dell’autore, capace di rendere digeribile e persino emotivamente coinvolgente suggestioni tematiche che i vari Ex Machina e Morgan ci hanno già più volte propinato.