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Quo vado?

2015
Titolo Originale:
Quo Vado?
REGIA:
Gennaro Nunziante
CAST:
Checco Zalone (Checco Zalone)
Eleonora Giovanardi (Valeria)
Ninni Bruschetta (Ministro Magno)

Il nostro giudizio

Quo vado? è un film del 2015, diretto da Gennaro Nunziante.

Come ho scritto anche nel mio editoriale del prossimo Nocturno, numero 15, ho visto Quo Vado? ul pc. Ma non credo che se l’avessi visto in una grande sala il mio giudizio sul film sarebbe mutato. Perché il cinema con il film di Checco Zalone (o meglio di Gennaro Nunziante, il regista) col cinema c’entra poco o nulla. Non sono riuscito a cogliere la pur minima ricerca visiva, neppure un blando tentativo di dire qualcosa attraverso la macchina da presa. Detto ciò, passiamo ai contenuti. Checco Zalone (che si chiama così anche nel film) è un bamboccione trentottenne che vive ancora con la mamma (Ludovica Modugno) e il papà (uno sprecato Maurizio Micheli). È fidanzato con una bella tettona bionda (Azzurra Martino), ma nei suoi confronti pare asessuato e lungi da lui è il pensiero di sposarla. Checco ha il posto fisso (questo il perno di tutto il film) alla Provincia, in un paesino pugliese e piazza bolli tutto il giorno sulle licenze di caccia e pesca. Eppure gli piace. Quando una sorta di Helga del ministero, la dottoressa Sironi (una bravissima e sexissima Sonia Bergamasco, altrettanto sprecata), viene incaricata di far piazza pulita dei rami secchi, il solo a rifiutare l’assegno di buona uscita è Zalone, indottrinato da un senatore locale, Binetto (uno sprecato – e tre – Lino Banfi, quasi una comparsa) al grido di «il posto fisso è sacro».

La  Sironi le tenta tutte per cacciare Zalone: lo spedisce in giro per il mondo, nei luoghi più impensabili, nella speranza che si decida a cedere. Ultima meta, il circolo polare artico dove Checco incontrerà l’amore (la fastidiosa Valeria tanto è politicamente corretta, interpretata altrettanto fastidiosamente da Eleonora Giovanardi). Ma dura poco: si commuove vedendo in tv che Albano è tornato con Romina e decide di tornare in Italia (una sorta di deficiente, diciamolo pure…). Ma la vicenda è tutta un’analessi perché Checco racconta la propria storia in Africa, catturato da una improbabile tribù locale e dove gli indigeni parlano come lo zio Tom. Non la farò lunga, il finale non è fortunatamente happy: Checco sceglie il posto fisso in Puglia (riottenuto grazie alla propria pervicacia) abbandonando la fidanzata (e la bimba avuta da lei). Ma, attenzione, da buoni cattolici (l’ha dichiarato lo stesso Nunziante che Quo Vado? è un film cattolico) l’epilogo sarà buonista: la ex cattivona Bergamasco cede di tasca propria una bella sommetta a Checco purché si licenzi, ma lui la devolve a favore dei negretti poveri. E la Sironi-Bergamasco si commuove e diventa buona, mentre Zalone, che resta in Africa, aiuta gli elefanti a partorire.

Ciò che infastidisce di Quo vado?, a parte la tiratina morale-solidale di stampo ciellino, è il fatto che – parlo per me, naturalmente, senza nulla togliere a chi in sala  si è scompisciato dalle risate – non fa ridere e neppure sorridere (mentre i precedenti film di Checco qualche risatona te la procuravano). I luoghi comuni sugli italiani sono una sbiadita fotocopia di quelli descritti dai maestri degli anni Sessanta (in primis, I Mostri di Dino Risi). Peccato perché gli attori fanno il proprio dovere professionale e Zalone è un bravo cabarettista. Il cinema, però, è un’altra cosa. Lascio ai sociologi il compito di analizzare il fenomeno commerciale.