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Quando gli angeli dormono

2018
Titolo Originale:
Cuando los ángeles duermen
REGIA:
Gonzalo Bendala
CAST:
Juliàn Villagràn (Germàn)
Asia Ortega (Gloria)
Ester Expòsito (Silvia)

Il nostro giudizio

Quando gli angeli dormono è un film del 2018, diretto da Gonzalo Bendala.

Germàn dimentica il compleanno di sua figlia e non solo, dimentica pure di comprarle un regalo. La piccola Estela, tuttavia, attende soltanto il suo rientro e, con pazienza, si mostra comprensiva, molto più di sua madre che, invece, è una moglie trascurata e ricattatoria. Intima a suo marito – ancora al lavoro – di non tardare almeno in quel giorno (non) qualunque mentre un vicino troppo presente è nella loro casa a rassettare tra piatti imbrattati di panna. La più stereotipata famiglia americana questa volta parla spagnolo per una distribuzione targata Netflix. Germàn proprio non riesce a conciliare tre ruoli – quello di lavoratore, quello di padre e quello di marito – senza scontentare la società assicurativa per la quale lavora o la sua famiglia. E’, però, un uomo dalla faccia pulita e cerca di rimediare. Con il fanalino dell’automobile ammaccato ed un pacco regalo appena acquistato per la dolce Estela, si mette in viaggio verso il proprio focolare scontrandosi contro ciò che non sarebbe mai dovuto accadere. Gonzalo Bendala prova a mettere insieme – almeno q. b. – gli ingredienti del genere thriller per girare una pellicola che mostra subito tanta fretta di iniziare.

Ha l’agitazione frenetica dei respiri che intervallano i titoli di testa, lo schermo si fa nero e comincia a distribuire qualche tassello di una storia che è ancora sconosciuta. La tragedia vera arriverà subito dopo. Non quando Germàn sarà fermato dalla polizia che, leggendogli in faccia tutta la stanchezza della sua fatica, lo accompagnerà in un motel chiedendogli di riposare. Non quando lui, che non può deludere moglie e figlia, si rimetterà in marcia verso casa. E neppure quando, guarda caso, assopendosi alla guida, travolgerà Gloria sul ciglio della strada. La vera tragedia sta, invece, nell’aver trasformato un potenziale thriller psicologico e cruento, in un crime movie senza spina dorsale con una sceneggiatura forzata e imprecisa. I personaggi di Quando gli angeli dormono sembrano fare di tutto per scegliere l’esatto opposto di ciò che sarebbe stato logico fare.

Silvia, interpretata da una vecchia – si fa per dire – conoscenza Netflix (Ester Expòsito, èlite), è caratterizza come un personaggio pieno di falle che non usa il cellulare perché senza credito – come se per le chiamate d’emergenza servisse il credito. L’aspetto inquisitorio è quasi del tutto tralasciato ed è pure frettolosamente archiviato diventando inverosimile oltre che ai limiti della fantascienza. Quando gli angeli dormono, omonimo del dramma diretto da Ricardo Gascòn nel 1947, perde l’occasione di raccontare una parabola sull’indole umana come allegoria di un viaggio verso casa in cui un uomo comune degenera in mostro. Pur provandoci, indugia poi su elementi marginali che smorzano la suspense ed annoiano quasi lo spettatore. Il regista innesta un incubo che parte bene, ma del quale perde il controllo pur sforzandosi di mantenere un ritmo frenetico. Una catastrofe preannunciata, salvata in corner dall’epilogo e dall’interpretazione di Juliàn Villagràn che non rendono completamente sgradevole la visione del film.