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Qualcosa striscia nel buio

1970
Titolo Originale:
Qualcosa striscia nel buio
REGIA:
Mario Colucci
CAST:
Farley Granger
Lucia Bosé
Giacomo Rossi Stuart

Il nostro giudizio

Qualcosa striscia nel buio è un film del 1970, diretto da Mario Colucci.

In Qualcosa striscia nel buio Loredana Nusciack appare solo in fotografia, ma è il motore silente di tutto quanto il film di Mario Colucci. Se una volta credevamo impossibile non vi fosse la consapevolezza, se non di girare proprio un remake di Contronatura, quantomeno di plagiarne al 90% gli assunti, le scoperte fatte sull’origine del film scompaginano la convinzione. Alessio Di Rocco ha dimostrato che l’origine era una sceneggiatura del 1961, ispirata a un racconto di Dino Buzzati, che come tale non venne però mai realizzata. Un gruppo di persone restano bloccate in un maniero a causa di un’inondazione: Giacomo Rossi Stuart e la moglie Lucia Bosé, il chirurgo Stan Cooper e la sua segretaria Mia Gemberg (il feticcio degli spy), un maniaco, Farley Granger, che due poliziotti hanno appena acciuffato, e un professore non si sa bene di che, ferrato in esoterismo, che ha i tratti dell’autore delle musiche Francesco Lavagnino. L’ospite è un viscido (Gianni Medici, nella realtà marito della Nusciak), e se la spassa in camera sua con una ragazzetta.

Quando la Bosé, bella femmina in carne, guardando Granger che si è messo a suonare il piano ha una vertigine allucinatoria, girata al rallenti, dove lui cerca di saltarle addosso e lei lo accoltella senza esito, capiamo che nel film ci può essere qualcosa di buono. Difatti. E più di qualcosa. I convenuti apprendono che la precedente proprietaria della casa (la Nusciack) ha ucciso il marito, e decidono di evocarne l’anima in una seduta spiritica, con effetti nefastissimi. Prima del mattino, tre moriranno e gli altri avranno di che interrogarsi su cosa sia effettivamente successo.

Mario Colucci sa fare paura, con strumenti semplici: Rossi Stuart, in trance, si mette a parlare con la voce della defunta; un po’ di biacca sul viso, gli occhi ripassati con il cajal, ma che brividi! E le soggettive dello spirito che vaga per i corridoi col respiro grosso, ottengono il massimo col minimo. Nello script originale il fumo gotico e orrorifico era più acre, alla fine si palesava una specie di mostro repellente e informe e gli ospiti della casa rivelavano una natura vampiresca. Si direbbe che la nuova versione, più razionale e nello stesso tempo più sottilmente metafisica, funzioni, dal punto di vista del disagio, però, molto meglio.