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Polaroid

2017
Titolo Originale:
Polaroid
REGIA:
Lars Klevberg
CAST:
Kathryn Prescott (Bird)
Tyler Young (Connor)
Samantha Logan (Casey)

Il nostro giudizio

Polaroid è un film del 2017, diretto da Lars Klevberg.

Chi di selfie ferisce di slefie perisce! L’implacabile legge del click non risparmia proprio nessuno, men che meno le incaute e tribolate pulzelle appassionate di fotografia come la giovane Bird (Kathryn Prescott), pronte a baloccarsi allegramente con una vecchia macchina fotografica anni ’70 casualmente scovata fra un mare di chincaglierie. Salvo poi rendersi conto, con estremo orrore, che il bel gioiellino vintage altro non è che la dimora di un’oscura forza malefica, pronta a mandare letteralmente all’altro mondo chiunque le capiti a tiro di obiettivo. Inizia così una corsa contro il tempo per risalire all’origine di tale fotografica maledizione, prima che l’otturatore compia la sua definitiva e spietata calata sulla già fragile esistenza della nostra beniamina e del di lei amicale gruppuscolo. Nato nel 2015 come cortometraggio partorito dalla decisamente poco fertile fantasia di Lars Klevberg – già impelagato fino al midollo nelle torbidissime e insidiosissime acque del remake/reboot de La bambola assassina – e gonfiato nella forma di lungometraggio grazie alla penna di Blair Butler, questo film si presenta fin dal titolo come un prodotto di genere lontano fantastilioni di anni luce da tutto ciò che può essere comunemente considerato fresco e originale, immettendosi a tutto gas nella già dissestata e ingolfata carreggiata di pellicole (più o meno) orrorifiche che hanno per protagonisti oggettucoli cine-fotografici particolarmente letali e davvero poco simpatici.

Da Shutter a Camera Obscura, passando per le derive fantascientifiche di Time Lapse e senza scordare gli innumerevoli fantasmoni e demonacci che infestano le superfici fotosensibili dei vari The Ring e Insidious, il cinema ci ha insegnato che uno scatto di troppo può costarci ben più di una semplice denuncia, specialmente quando i nostri fotogenici soggetti provengono dall’Altrove. E, manco a farlo apposta, anche stavolta il copione si ripete paro paro, con il solito letale gingillo rinvenuto (casualmente?) in mezzo a mille cianfrusaglie di dubbia origine, apparentemente innocuo ma fin da subito pronto a mietere vittime fra tutti coloro che hanno l’ardire di svegliare l’ultramondano can che dentro vi dorme. Tra il consueto tripudio di sussurri, jumpscare, luci ballerine, porte che sbattono e minacciose ombre di sfondo, si finisce sempre e comunque coi nostri teen idiots di turno intenti a domandarsi: “E mò che cacchio famo?”, prima che ciascuno di essi si consegni al sonno eterno fra atroci sofferenze, partorite, per giunta, in un pessimo After Effects.

Sinceramente siamo parecchio stufi di sparare gratuitamente sulla Croce Rossa, e pertanto, lavorando con quel poco a nostra disposizione, possiamo soltanto affermare, il più candidamente possibile, che, anche a ben due anni di distanza dalla sua gestazione, Polaroid si conferma l’ennesimo teen horror estivo totalmente incapace di generare quei provvidenziali brividi necessari a refrigerare un poco l’afosa canicola in cui il cinema de paura d’oggi giorno stagna ormai da troppo tempo. A nulla valgono i tentativi del seppur onesto regista di conferire ai nostri personaggi un poco di spessore in più rispetto al solito piattume, poiché, non appena i nodi vengono al pettine e l’ultramondano incubo si palesa materialmente sullo schermo in tutta la sua impietosa CGI – ridicolizzando impunemente l’egregio lavoro performativo del rachitico Javier Botet -, la rassegnazione è l’unico sentimento che ci sentiamo sinceramente disposti a provare. Ma in mezzo a tutta questa desolazione, quando tutto sembra ormai perduto, ecco far capolino, anche se per meno di tre minuti, l’immensa e inquietante Grace Zabrinskie. L’unica e sola in grado di non farci completamente rimpiangere gli ottantasette minuti di vita così gratuitamente regalati al sollazzo senza scopo.