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Podet

2017
Titolo Originale:
Podet
REGIA:
Piero Galli
CAST:
Kurys Vasco
Alessandro Rampinelli
Samantha Schloss

Il nostro giudizio

Podet è un film del 2017, diretto da Piero Galli

Podet, Podet, Podet… se cominciate a ripeterlo un certo numero di volte, questo bisillabo vi si insinua nella testa come un serpente e lì fa il suo nido che non abbandonerà troppo in fretta. Significa “roncola”, in dialetto bresciano. E per essere precisi, ricorrendo ad esempi noti, è lo stesso strumento/arma che impugna la sagoma sul manifesto di Ecologia del delitto o Reazione a catena che dir si voglia, di Mario Bava. Esattamente quella cosa lì. Piero Galli, dal podet, ha ricavato ispirazione per il suo nuovo film, il cui eroe omonimo, Podet perlappunto, sta all’attrezzo falciante nello stesso modo in cui Danny Trejo stava al machete nel superpulp di Rodriguez. Dunque, incontriamo il roccioso Podet – Kurys Vasco, italo-ungherese che pare guidasse treni-frigo in Russia, poi passò a Napoli a fare l’edile, quindi si specializzò come saldatore in opere ardimentose e mastodontiche tipo lo stadio di Nizza – mentre marcisce in carcere, in cella con un negro che ha la scoreggia creativa. Scopriremo che è finito dentro come innocente capro espiatorio dopo l’esplosione della bomba in Piazza della Loggia, anno 1974. E Galli l’attentato ricostruito in digitale ce lo farà vedere, perché lui, come Podet, non arretra di fronte a nulla.

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Arriva però il giorno che esce dalla galera. Non stringe la mano a nessuno dei viscidi e corrotti politici che han firmato le carte del suo rilascio e se ne va, camicia rossa e cappellaccio western, a fare un puttan tour coi fiocchi, per riportarsi in pari. Non dice una parola, Podet. E non parlerà fino alla fine, nonostante venga sbattuto di qua e di là attraverso una serie incredibile di peripezie che lo portano a fare da badante a un parroco bresciano infermo, a quasi scoparsi la figlia (Sara Flambé) che non sa di avere avuto da un’antica fiamma e ad essere scambiato per un terrorista dell’Isis, nell’ambito di un disegno cospirazionista che aggiorna al 2017 la Strategia della Tensione e dietro al quale manovrano il gotha dei politici venduti e un faccendiere romano dei servizi segreti. Più che Trejo/Machete, Podet, come attitudine se non come presenza, fa venire in mente il Buon Cazzone di Il balordo di Piero Chiara: quell’immagine, incarnata poi in uno sceneggiato da Tino Buazzelli, di potenza statica e calma: come di qualcuno che abbia raggiunto l’atarassia.

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Anche se il garibaldino Kurys Vasco la roncola finisce per manovrarla con enfasi splatter, quando gli rompono i coglioni oltre ogni limite e allora lui si pone alla guida di tutti gli oppressi, umili e ultimi, in una marcia di vendetta contro il Potere. Piero Galli è stato regista del fondamentale e cultuale Gay Holocaust, poi di Mondo Gabber, Mondo Emo, Danke Schön – Hitler e del kolossal che ha spopolato in Bolivia, girato nel Salar de Uyuni, il deserto di sale più grande del mondo, Vaticano su Marte. Podet è la sintesi della filosofia del passato e un passo verso il futuro, con ancora più voglia di essere iconoclasta e vitrioleggiante. E nello stesso tempo c’è tanta figa, ci sono tante deiezioni corporee, tanto gusto dell’assurdo e piacere del non-sense. Cosa si può volere di più da un cinema autarchico e consapevole come questo?