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Pleasure

2021
REGIA:
Ninja Thyberg
CAST:
Sofia Kappel (Bella Cherry)
Revika Anne Reustle (Joy)
Evelyn Claire (Ava)

Il nostro giudizio

Pleasure è un film del 2021, diretto da Ninja Thyberg.

Da un po’ di anni a questa parte, il cinema porno ha finalmente (e con fatica) smesso di essere un tabù, tanto che un ramo del cinema hard si è evoluto nella cosiddetta post-pornografia, cioè il porno che riflette su sé stesso. È in tale contesto che si inserisce uno dei film più forti e sorprendenti degli ultimi anni, presentato in Festival prestigiosi come Cannes e il Sundance: Pleasure, una produzione europea diretta della regista svedese Ninja Thyberg, qua al suo esordio nel lungometraggio ma con all’attivo numerosi corti, fra cui l’omonimo del 2013, di cui il film – ora disponibile su Mubi – si pone come una sorta di sviluppo. Pleasure non è un film porno, bensì un film “sul” porno, messo in scena coraggiosamente nei suoi aspetti più realistici e squallidi, con uno sguardo disincantato e tutto al femminile, a cominciare dalla regista: una pellicola che forse non sarebbe stata possibile negli anni antecedenti il me too, e che in tal senso è molto figlia dei nostri tempi, ma che al contempo fornisce una precisa chiave di lettura demistificata sull’industria pornografica. Del resto, ci aveva azzeccato in pieno un maestro del Bis e del porno italiano, Joe D’Amato, quando in un’intervista a Nocturno disse – parola più, parola meno – che il regista di film porno lavora attorno al buco del culo, filmando ciò che entra e ciò che esce. Il che, senza giri di parole, ci portava alla cruda realtà dei fatti, lontana da quello che può apparire come un mondo dorato. Proprio quel sogno effimero di cui va in cerca la protagonista di Pleasure, la svedese Linnéa (Sofia Kappel), che a soli vent’anni lascia la Svezia per trasferirsi a Los Angeles, con lo scopo di diventare una pornostar di successo.

Presentandosi con lo pseudonimo di Bella Cherry, inizia a lavorare per alcune agenzie, prendendo così parte ai suoi primi film hard, mentre stringe amicizia con alcune performer già navigate. Inizialmente tutto scorre liscio, ma pian piano emergono i problemi: la concorrenza è spietata, e per diventare qualcuno deve entrare nelle grazie di Mark Spiegler, uno dei più importanti agenti per attrici porno. A tale scopo, accetta di fare da protagonista per scene bondage violente, ma ne risulta spaventata e disgustata.È persino tentata di tornare a casa, ma decide di continuare, rimanendo invischiata in varie disavventure. Pleasure non è un film porno (cioè non contiene scene di sesso esplicito, e in tal senso la Thyberg non ha osato al pari di autori come Gaspar Noè o Lars von Trier), ma – per una specie di illusione creata volutamente da un particolare uso di inquadrature e montaggio – in certi momenti sembra che lo sia. La regia non si perde in tanti preamboli, e mostra ben presto la protagonista (una convincente Sofia Kappel, che pare abbia il volto giusto per una pornostar) alle prese con i suoi partner maschili, in una serie di scene reiterate lungo il film: ci sono inquadrature in primo piano su vari peni in erezione, dettagli sul viso e gli occhi della Kappel mentre pratica una fellatio, oppure sdraiata e nuda mentre viene scopata selvaggiamente dal maschio di turno, e c’è persino un’eiaculazione (reale o simulata?) che finisce sul volto della ragazza. Ninja Thyberg sembra voler sciorinare – forse con una punta di autocompiacimento – un po’ tutte le categorie del porno, dal classico al bondage, dall’interraziale alla doppia penetrazione anale, che Bella accetta di fare gratis pur di crearsi una reputazione.

Tutto è messo in scena con il massimo realismo, il che dimostra una conoscenza accurata dell’argomento: la preparazione (con tutti i dettagli più sgradevoli, dal lavaggio vaginale alla depilazione, fino al clistere e alla penetrazione coi dildo), i ciak dei sedicenti registi, le istruzioni su come prendere i cazzi e su come far finta di godere, e via dicendo. Perché il punto è proprio questo, cioè lo squallore e la finzione, in un mondo illusorio fatto di sesso mercificato e follower sul web: Pleasure, a dispetto del titolo (“piacere” – lo scopo che dichiara Bella appena giunta negli States), vuole essere tutt’altro che erotico, tutt’altro che un inno alla pornografia, quanto piuttosto un disvelarsi della volgare realtà, che lascia nello spettatore un senso di disgusto, contrastato dai suoni aulici delle musiche. Il miraggio del cinema hard si trasforma in un mondo spietato, dominato dagli uomini e a volte violento, dove le attrici (talvolta interpretate da vere performer hard) rivaleggiano, e i viscidi boss come Spiegler (nei panni di sé stesso) le plasmano come bambole: del resto, i colori accesi e vivaci, i volti truccati, l’insistenza su tette e culi fanno di Pleasure una sorta di mondo popolato da bambole di carne, dove però le vagine possono anche puzzare ed essere sporche. Quello di Pleasure è un mondo reale, anche se ritratto in modo forse troppo patinato: siamo un po’ dalle parti di The Neon Demon e Sotto il vestito niente, mentre sarebbe stato più consono uno stile più lercio come quello del primo Abel Ferrara. Ma va bene così: Ninja Thyberg ha centrato il focus della questione, e anche il finale aperto non risulta affatto consolatorio.