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Piggy

2022
Titolo Originale:
Cerdita
REGIA:
Carlota Pereda
CAST:
Laura Galán (Sara)
Richard (Lo sconosciuto)
Carmen Machi (Asun)

Il nostro giudizio

Piggy è un film del 2022, diretto da Carlota Pereda.

C’è questo piccolo fenomeno che ha esordito nel Sundance 2022 e sta girando il circuito dei festival, in ultimo la sezione autonoma Alice nella città alla Festa del cinema di Roma, che da sempre ha il programma migliore della kermesse, in grado (con la scusa di film con protagonisti adolescenti) di aprirsi al genere, all’azzardo, al thriller e all’horror. È Piggy della regista spagnola Carlota Pereda, titolo originale Cerdita che poi è la stessa cosa: maialino. Questo il soprannome che viene affibbiato a Sara (Laura Galán), ragazza in grave sovrappeso che soffre di obesità e lavora nella macelleria dei genitori, ecco quindi spiegato il nomignolo suino. Intorno a lei gli adolescenti sono stronzi e cattivi, la bullizzano in ogni modo, ma non solo i maschi, anzi soprattutto le femmine: il primo abuso nei confronti della poveretta lo consumano proprio le sue “amiche” inamidate, quando la trovano in piscina e si scatena la beffa ai danni delle sue carni. Una scena restituita attraverso la spietata soggettiva della giovane che guarda attraverso il retino con cui la “pescano” come una balena. Questo è, sufficiente per capire il tono del racconto.

A un certo punto però accade qualcosa. Un uomo osserva Sara che viene maltrattata, sembra uno come tanti, senza che nulla cambi, invece si rivela un serial killer psicopatico che col suo furgone rapisce proprio una perfida bullizzante. Sara lo vede ma non interviene: perché mai dovrebbe aiutare quella che la vessa ogni giorno? La prima freccia all’arco di Piggy sta qui: girare un film sul bullismo che diventa un film su un serial killer, il quale però servirà proprio a spaccare quella condizione di bullismo. Non diciamo oltre sulla dinamica degli eventi. Preme invece sottolineare che, mediante la falsa pista del bully movie, e successivo cambio di direzione, la regista evita la trappola retorica del messaggio contro il bullismo, che ormai abbiamo visto in tutte le salse: è soprattutto un film di genere. Sara è costretta a confrontarsi col maniaco, volente o meno, e soprattutto a decidere il proprio posizionamento etico rispetto alla mattanza in corso. Può vendicarsi per interposta persona, perché è evidente che il pazzo abbia un debole per lei. L’altra carta forte del racconto è nell’interpretazione di Laura Galán e come viene messa in scena: l’attrice, obesa, non teme di mostrarsi e la regista respinge il consueto buonismo nella rappresentazione dei chili di troppo.

In altre parole Sara è nuda e grassa, così è punto e basta, non c’è bisogno di fingere altro: a cominciare dalla suddetta ripresa in piscina dove viene scippata dei vestiti e si produce in un notevolissimo piano sequenza, con lei seminuda in fuga e gli altri che la insultano crudelmente. Sara piange e si dispera, ma sarà l’ultima volta. Il percorso la porta a rinsaldare la personalità, l’identità, a mettere da parte la disperazione per cercare di costruire il proprio carattere. Dalle urla lancinanti dell’inizio si passa a un “help” declamato nel finale. Molto è cambiato. Carlota Pereda dimostra poi di sapere esattamente come funziona il genere: la storia vanta una progressione palpitante, inquadra senza paura anche i dettagli più splatter (come una mano saltata), segue la final girl obesa che gradualmente si colora di rosso, sino al gran finale. Il bullismo non viene sconfitto, l’obesità neppure, ma si prende il toro per le corna: prima di sfottere ancora Sara ci penseranno due volte. Piggy è un uso notevole del genere che colpisce in contropiede, perché qui il thriller/horror non serve per dire altro bensì l’esatto contrario, trascina il “grande tema” sul suo terreno e se lo cucina al sangue.