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Pieles

2017
Titolo Originale:
Pieles
REGIA:
Eduardo Casanova
CAST:
Macarena Gómez (Laura)
Carolina Bang (Psichiatra)
Jon Kortajarena (Guille)

Il nostro giudizio

Pieles è un film del 2017, diretto da Eduardo Casanova

Se non fosse stato per Pedro Almodóvar, che aveva visto tanto potenziale e buone speranze nel giovane regista del divertente cortometraggio Mirindas asesinas, oggi non avremmo Álex de la Iglesia e il mondo sarebbe un posto peggiore. Così de la Iglesia, fatto suo quel prezioso insegnamento, mette mano al portafoglio e regala al mondo Eduardo Casanova. Casanova, rispetto a de la Iglesia, di corti ne aveva fatti ben più di uno e dai titoli ben più provocatori: Eat My Shit e La misma piel (entrambi del 2015), che raccontavano storie di casi umani al limite della società e del buon gusto. L’esordio nel lungo di Casanova non poteva che andare in quella stessa direzione e Pieles (per l’internazionale Skins) è esploso come un fuoco d’artificio all’interno dell’ultimo Festival di Berlino (rigorosamente fuori concorso). Il film è un incastro di più storie tutte incentrate sulla deformità. Una ragazzina cieca, che la fa la prostituta in un fatiscente bordello, riesce a fare l’amore con gli avventori solo se indossa due diamanti al posto degli occhi; ma un giorno una donna obesa e disperata glieli ruba… Una ragazza nata con il buco del culo al posto della bocca deve affrontare il vilipendio dei coetanei e l’inadeguatezza del vecchio padre. Una donna con mento asburgico, che sembra più una baguette appoggiata sul collo, scopre che il fidanzato la ama solo in virtù della sua menomazione e lo tradisce con un tizio dal corpo completamente ustionato. Una nana che sogna di avere un figlio è costretta a vivere nel costume di un pupazzo animato per promuovere una famosa trasmissione televisiva. Un ragazzo che vuole diventare una sirena fa di tutto per amputarsi gli arti e alla fine ci riesce…

dentro 1

In Pieles c’è, ovviamente, la voglia di scandalizzare, ma senza essere pedanti, senza, cioè, dare davvero fastidio gratuito; e rendendo, anzi, lo spettatore complice del carnevale messo in scena. Il film di Casanova non vuole sbandierare chissà quale morale, ma alla fine il messaggio che passa è edificante: imparare a vivere nella propria pelle, comunque essa sia. In fondo, per il regista, siamo tutti mostri, e forse ha davvero ragione; ma al di là dei significati reconditi, Pieles funziona talmente su tanti e diversi registri da diventare una caleidoscopica fiera del bizzarro. Casanova sembra aver ben appreso la lezione di John Waters, un po’ come aveva fatto il Jim Hosking di The Greasy Strangler un anno fa; ma, a differenza del collega americano, riesce a personalizzare lo stile, mescolando i colori pastello di Almodóvar con immagini che sembrano prendere per il culo David LaChapelle. C’è poi la cura maniacale per i personaggi e le loro fragilità – che in un film corale come questo diventano fondamentali –, creando, così, delle figure tragiche ognuna con una propria dignità e una profonda personalità. Casanova non ha paura a mettere in scena il sesso – figuriamoci! – ma lo fa a modo suo, con il giusto senso del grottesco.

dentro 2

Pieles si apre con una cicciona nuda dai peli pubici pittati di fucsia che offre a un uomo sudaticcio un catalogo di bambine tra la quali scegliere quella da portarsi a letto che sarà, inevitabilmente, la baby-prostituta senza occhi. È lei il personaggio più edificante di tutto il film, capace di perdonare la donna bisognosa che l’ha derubata e, addirittura, di offrirle compagnia per alleviare le reciproche solitudini. Lei, cresciuta in un mondo senza luce, non è schiava delle imposizioni estetiche della società che la circonda e trova un morbido e accogliente giaciglio nel corpo sformato della sua partner. C’è poi la giovane con la “faccia da culo”, agnello sacrificale di quei canoni estetici di cui sopra, che, come massimo sfregio, viene stuprata analmente dai bulli del paese, sfoderando però un bocca dentata che non avrà pietà alcuna. Insomma, tra colpi allo stomaco, ironia pesante (ma mai di grana grossa) e parecchio sentimento, Casanova frulla con spregiudicata ironia Freaks, Tutto su mia madre e Pink Flamingos, costruendo, però, un’opera originale che di quelle ispirazioni conserva solo la memoria storica e proietta il cinema spagnolo dei nostri giorni in un futuro tutto rosa e paillettes. Grazie Alex.