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Piccoli brividi

2023
Titolo Originale:
Goosebumps
REGIA:
Erin O'Malley, Steve Boyum, Félix Enríquez Alcalá, David Grossman, Rob Letterman
CAST:
Zach Morris (Isaiah Howard)
Isa Briones (Margot Stokes)
Miles McKenna (James Etten)

Il nostro giudizio

Piccoli brividi è una serie tv del 2023, ideata da Rob Letterman e Nicholas Stoller.

Venerdì 17 novembre Disney+ ha reso disponibile l’ultimo episodio di Piccoli brividi, la serie tv prodotta da Disney Branded Television e Sony Pictures Television che riprende una delle collane di libri più vendute di sempre, a cura di R.L. Stine, che già negli anni ’90 aveva ispirato l’omonima serie animata. La storia segue le vicende di un gruppo di adolescenti che, oltre a dover gestire le inesorabili e aggrovigliate dinamiche legate alla loro acerba età, si ritrova coinvolto in una serie di eventi soprannaturali le cui origini risalgono alla passata storia dei loro stessi genitori. I giovani dovranno quindi indagare sul loro passato familiare, sulla scomparsa di un ragazzo e dei suoi genitori, entrare a contatto con una casa infestata e oggetti maledetti, proiettandosi in luoghi che abitano tempi passati. Tutto ciò tenendo a bada gli impulsi e la matassa ingarbugliata di emozioni dovuta allo scatto post-puberale.

La celebrazione del mese spooky per eccellenza, il tono dark e maturo promesso dal trailer, la rievocazione nostalgica suscitata da un titolo che ha accompagnato generazioni di pre-adolescenti e di adolescenti con il debole per il macabro, hanno contribuito a generare una sensazione di amaro in bocca in chi, fidandosi delle premesse, ci aveva creduto davvero. Troppi gli hype, troppe le promesse, forse – ammettiamolo! –  troppe anche le pretese. C’è decisamente qualcosa che stenta a decollare in questo show. Se pur un po’ forzatamente farraginosa, persino la trama potrebbe passarla liscia, tuttavia, le molte – troppe – ingenuità tecniche, se pur in alcuni casi intenzionali, servono a dare un’apparenza retrò, radicata nella tradizione della collezione scritta da Stine, penalizzano l’effetto “meraviglia”. Il riferimento ai grandi classici dell’horror come It di Stephen King o l’astuzia  di quell’occhio insistentemente  strizzato a  Stranger Things hanno danneggiato la pretesa dello show di dirsi originale; se non altro ci si aspettava un prodotto nuovo, fresco, non ancora visto che potesse sopravvivere senza celebrazioni e citazionismi. Nonostante la fotografia scura e la tetra palette di colori, l’effetto generale risulta solo vagamente sinistro, con velature tragicomiche che spesso non indovinano i tempi.  Tuttavia, nonostante il narcisismo di alcune trovate e la furbizia di altre, tra cui l’interpretazione di Justin Long, più sopra le righe del solito, alcuni espedienti sembrano volutamente ricordarci di non essere troppo severi con il prodotto in se, perché – infondo – si tratta solo di un horror per ragazzi.

Ciononostante la storia tiene a sottolineare un elemento interessante,  quello generazionale:  non solo per le colpe dei genitori che implacabilmente riverberano sulla vite dei figli, ma anche sulle responsabilità stesse che i primi, non ancora realmente adulti, riversano sui secondi, generando traumi indelebili. Viene da chiedersi se si tratta di un horror travestito da teen drama o di un teen drama sotto mentite spoglie. L’orrore dell’adolescenza sembra quasi rispecchiarsi nel sinistro mondo soprannaturale. E l’ adolescenza in questa serie tv ha i volti di Zack Morris, Isa Briones, Miles McKenna, Ana Yi Puig e Will Price. Piccoli brividi parla del disagio della crescita, dei cambiamenti del corpo, delle scelte che pesano come macigni e che si incarnano in mostri, bambole inquietanti, fantasmi e spiriti vendicativi. L’antagonista è dentro ognuno dei 5 protagonisti e si chiama “crescita”. Tutto ciò funge, accidentalmente o meno, da canale di dispersione rispetto al brevetto iniziale. Quel che manca alla fine di questo progetto è il regalo sotto l’albero dopo aver scritto la letterina a Babbo Natale. E la verità è che quando le premesse sono audaci, spesso si trasformano in promesse eluse. Ma, dopotutto, noi, Peter Pan con la memoria corta, che diritto abbiamo di dichiarare che l’adolescenza sia meno agghiacciante di una mano mozzata da una motosega?