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Phoenix Forgotten

2017
Titolo Originale:
Phoenix Forgotten
REGIA:
Justin Barber
CAST:
Florence Hartigan (Sophie)
Matt Biedel (Dan)
Luke Spencer Roberts (Josh)

Il nostro giudizio

Phoenix Forgotten è un film del 2017, diretto da Justin Barber

Il “mistero delle luci di Phoenix”, avvenuto in Arizona il 13 marzo del 1997, rappresenta, a oggi, uno dei più celebri e sensazionali esempi di avvistamento UFO collettivo dell’intera storia americana, un evento così prodigioso da essersi guadagnato un posto d’onore nell’ambito delle cronache documentarie – celebre fu nel 2005 The Phoenix Light di Lynne Kitei – e, più recentemente, degli adattamenti cinematografici di genere. Da Alien Abduction sino a Gracefield Incident e passando per Il quarto tipo, risulta tuttavia interessante notare come il mockumentary sia stato (e sia tutt’ora) la principale modalità estetico-narrativa prescelta dai cineasti per dare corpo alle incubotiche invasioni da un altro mondo nella cultura audiovisiva contemporanea. Pertanto, non stupisce affatto che anche Justin Barber abbia optato per questo sedicente “effetto di realtà” nella costruzione di Phoenix Forgotten, ennesimo prodotto found footage che tenta di ambire a illusorie vette di originalità per dover infine impattare contro il solido e doloroso muro di un filone divenuto repentinamente arido. Partendo da una labile traccia di cronaca reale, l’esordio al lungometraggio di Barber mette in scena l’arduo tentativo messo in atto dalla giovane Sophie (Florence Hartigan) e dal fidanzato videomaker Dan (Matt Biedel) di ricostruire, attraverso un documentario d’inchiesta, i retroscena della misteriosa e sofferta sparizione del fratello Josh (Luke Spencer Roberts) e di altri due ragazzi, Ashley (Chelsea Lopez) e Mark (Justin Matthews), avvenuta esattamente vent’anni prima, in concomitanza col famoso avvistamento di oggetti volanti non identificati nei cieli di Phoenix.

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Attraverso un viaggio a ritroso compiuto mediante i videonastri ritrovati sul logo della scomparsa, i due detective improvvisati verranno a conoscenza di eventi misteriosi e inquietanti, forse legati a una qualche entità extraterrestre di cui si è a lungo taciuto. Imbevuto fino al midollo di una suggestiva cultura complottistico-cospirazionistica tipicamente anni ’90 – con tanto di evocazione obbligata alla mitologia televisiva di X-Files –, Phoenix Forgotten procede traballante per i primi tre quarti del girato attraverso una (video)detection articolata su ben due piani narrativi: il documentario d’inchiesta realizzato al presente da Sophie e il corrispettivo videoreportage girato nel 1997 dal piccolo gruppo capitanato dal fratello Josh. Dando così vita a un suggestivo gioco di scatole cinesi in cui l’evidente feticismo per le tecnologie di registrazione – tra analogico e digitale – si traduce in una filosofia che elegge palesemente l’immagine a unico vero strumento di ricerca e testimonianza, scegliendo, tuttavia, di lasciare ampio spazio alla captazione di un quotidiano in cui l’elemento orrorifico e sovrannaturale non trova, per il momento, alcuno spazio.

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Tuttavia, giunti all’ultimo quarto d’ora, ecco che, purtroppo, lo scivolone nei più abusati cliché del genere si fa palese e inevitabile, toccando l’apice massimo quando la fino ad allora vincente strategia di occultamento del “suggerire molto e mostrare poco” viene rovinosamente infranta, in un epilogo del tutto posticcio e persino esagerato. Complice una sceneggiatura estremamente piatta – in cui ci si permette di scomodare addirittura la Ruota di Ezechiele – e una componente estetica davvero poco ispirata, Phoenix Forgotten (tra i cui produttori appare nientemeno che Ridley Scott) non riesce a volare più in alto di una media sufficienza che lo rende un prodotto tranquillamente trascurabile e senza una vera spina dorsale, dimostrando ancora una volta come gli alieni abbiano scelto di abbandonare da lungo tempo l’ormai arida superficie del grande (e piccolo) schermo.