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Ormai non c’è più scampo

1980
Titolo Originale:
When Time Ran Out
REGIA:
James Goldstone
CAST:
Paul Newman (Hank Anderson)
Jacqueline Bisset (Kay Kirby)
William Holden (Shelby Gilmore)

Il nostro giudizio

Ormai non c’è più scampo è un film del 1980, diretto da James Goldstone
Il titolo italiano è molto bello, ominoso, ma sono pure suggestivi l’originale inglese When Time Ran Out, così come quello del romanzo di Gordon Thomas e Max Morgan Witts, The Day the World Ended, dal quale è tratta la sceneggiatura, opera di Carl Foreman e Stirling Silliphant – tutt’altro che anonimi del Trecento, visto che il primo aveva scritto I cannoni di Navarone mentre all’attivo di Silliphant ci sono L’inferno di cristallo e Swarm. Nonostante ciò, nonostante la solida regia di James Goldstone, nonostante un cast ricco e ben miscelato e, soprattutto, nonostante gli auspici produttivi del genio di Irwin Allen, Ormai non c’è più scampo gode di pessima fama tra gli intenditori di disaster-movies. Si sostiene, ad esempio, che il suo status di ultimo catastrofico per il grande schermo girato al limite superiore degli anni Settanta, si rifletta in un abborracciamento del plot e in una stereotipia di situazioni e characters, tra i quali Paul Newman (peraltro efficacissimo) e William Holden ripeterebbero all’incirca gli stessi interpretati in L’inferno di cristallo. Chi scrive la vede diversamente. Ormai non c’è più scampo possiede il fascino dei generi al crepuscolo, quando lo sfinimento stesso dei luoghi comuni li accende di un nuovo bagliore.
Tutto è già visto, già detto: l’isola dei mari del sud minacciata da un vulcano è tema antico quanto Il diavolo alle 4, citato puntualmente nella sequenza del passaggio del ponte in bilico su un abisso di fuoco. Però il film di Goldstone, raccontato con quello stile solido e quadrato da telefilmone americano vecchio stampo che ti mette subito in una disposizione d’animo favorevole, introduce di suo anche elementi non così risaputi: tipo l’opposizione physis/techne – che nel catastrofico è sempre passibile di seconde letture in chiave mistica – tra il vulcano e l’enorme complesso alberghiero, più volte affrontati in un’unica inquadratura, come duellanti, e resa esplicita quando la montagna spara bolidi infuocati che deflagrano come bombe sulla costruzione – è lo zenith spettacolaredel film, che mette anche in scena uno spaventoso tsunami ricorrendo al blue screen: l’effettista L.B. Abbot si era distinto negli sfx di tutti i maggiori Allen, da L’avventura del Poseidon a Swarm.
Quanto ai sub-plot, che incastrano sentimenti e tradimenti in un gioco di rifrazioni continue – Newman si ricongiunge alla sua ex fiamma, Jacqueline Bisset, sulla quale ha mire Holden; James Franciscus tradisce Veronica Hamel per Barbara Carrera, che è sul punto di sposarsi con Edward Albert; e poi c’è la vecchia coppia di funamboli, Burgess Meredith e Valentina Cortese, patetica al punto giusto, con lei che muore e lui che salva due bambini prodigandosi in un numero di equilibrismo. Nella moralità finale, la sciagura ricompatta l’ordine etico dell’universo e (quasi tutti) i giusti sopravvivono agli ingiusti (come altrove, anche in Ormai non c’è più scampo le piaghe ignifere conservano sempre un retrogusto di Geenna, ed è difficile non pensarci quando i fedifraghi Franciscus e Carrera vedono avvicinarsi in rotta di collisione il bolide fiammeggiante o quando Pat Morita – un “buono”, ma il più sacrificabile perché convive con la maitresse del luogo – precipita nel fiume di lava). Alla conta finale dei disastri, oltre a quelli citati si aggiunge l’eruzione vera e propria – con numerosi stock shot – un terremoto e l’esplorazione della bocca del vulcano mediante una navicella calata dall’alto, che nella sua totale improbabilità aggiunge al tutto la stranezza fantascientifica di prammatica nel filone.