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Nymphomaniac Vol. 2

2013
Titolo Originale:
Nymphomaniac
REGIA:
Lars von Trier
CAST:
Charlotte Gainsbourg (Joe)
Stacy Martin (giovane Joe)
Stellan Skarsgård (Seligman)

Il nostro giudizio

Nymphomaniac Vol. 2 è un film del 2013, diretto da Lars Von Trier.

Nymphomaniac Vol. 2 di Lars Von Trier conferma l’eccezionale ricchezza di un’opera che allontana ed esplora, non tanto i limiti della rappresentazione, come si sarebbe potuto pensare, ma della narrazione. Tutto Nymphomaniac risiede in effetti sull’arte – più letteraria che cinematografica – della digressione, il che ne fa un film unico nel suo genere. Come si poteva prevedere, i venti minuti supplementari della versione lunga della prima parte, presentata a Berlino 2014, contengono essenzialmente degli sviluppi di scene di dialogo e qualche inserto visivo in più, non solamente delle inquadrature erotiche o pornografiche che non rappresentano che qualche secondo del metraggio. Lo stesso vale per il volume 2, in cui il carattere violento e cupo di questa seconda parte si concretizza nella allucinante scena di autoaborto di Joe in un bagno, indicata nella sceneggiatura originale che avevamo potuto leggere, ma che ignoravamo se fosse stata girata o meno da Von Trier.

Nymphomaniac Vol. 2 conclude una serie di studi femminili in forma di trittico costituita da Antichrist (versante isterico) e Melancholia (versante depressivo), con di nuovo il caos come motivo principale. E una donna – moltiplicata – come eroina. Il film esaspera la dimensione delirante e da feuilleuton della prima parte con un susseguirsi di peripezie che trascinano Joe in un mondo inquietante e pericoloso. Che si tratti di un’esperienza sadomaso con un dominatore (Jamie Bell in un impiego atipico e scioccante) che riceve i suoi clienti come farebbe un dentista o un ginecologo, facendoli attendere in una sala d’aspetto, o dell’attività di esattrice per la mafia (con l’apparizione connivente di Willem Dafoe nel ruolo del suo capo) che le permette di passare dal ruolo di vittima a quello di carnefice, trasformandosi in una maîtresse SM con chi non paga. Saltando dalla Bibbia a Ian Fleming, dalla filosofia al romanzo disimpegnato, dal melodramma allo scherzo dissoluto, Nymphomaniac Vol.2 costruisce se stesso nella forma di un inventario, scatenando una valanga di associazioni visive, di rotture narrative, di intrusioni all’interno della narrazione, e scatenando, nello stesso tempo, l’eccitazione e la curiosità intellettuale. Questo assemblaggio sorprendente di elementi della storia dell’arte, della religione e del pensiero include, anche, non senza ironia, l’autocitazione.

Nymphomaniac Vol.2 riproduce infatti una delle scene più controverse di Antichrist, provocando una nuova rottura formale all’interno del film che già ne conta parecchie. Il che testimonia l’assenza di complessi di Lars Von Trier, il suo humour dissimulato che lo incita a rifare una scena che scatenò l’ira moralizzatrice della critica – estetizzazione della morte di un bambino, presentazione del sesso come un errore – e lo spirito punk che percorre Nymphomaniac,  un tour de force che sposa l’intelligenza dell’assunto, l’aspra bellezza delle inquadrature, un disprezzo assoluto per ciò che si può o non si può fare, infischiandosene del politicamente scorretto – la scena a tre con due africani – e l’autodifesa apologetica con il rischio di speculare sul discorso del film e di attirarsi la collera, l’insoddisfazione o il disagio degli spettatori. A meno che fosse esattamente questo ciò che von Trier ricercava e che è riuscito a ottenere trasformando Nymphomaniac in una grande opera incompresa incapace di scatenare una battaglia di Hernani per mancanza di combattenti, inglobando tutto – o quasi – tranne l’erotismo, senza dubbio la cosa che i detrattori del film hanno più difficoltà a perdonargli.