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Nudeodeon

1978
REGIA:
Franco Martinelli [Marino Girolami]
CAST:
Dorothy Flower
Mary Govert
Margareth Harrison

Il nostro giudizio

Nudeodeon di Marino Girolami: un innocuo documentario sexy trasformato in un sandwich di sequenze a luce rossa.

In Italia c’è stato un tempo in cui bastavano pochi secondi di sesso esplicito all’interno di un film, per riempire una sala. Quei pochi secondi valevano il prezzo del biglietto, a prescindere dalla qualità del resto. Ecco perché, con la nascita dei cinema a luci rosse, anche i vecchi fondi di magazzino trovavano il loro spazio. Era sufficente qualche accorgimento: Ia Orana (aka L’amore è una dolce ghirlanda) un filmetto italiano di ambientazione polinesiana, prodotto nel 1971 dalla Prora Film e mai distribuito, fa il suo ingresso nelle sale cinematografiche nel 1982 con il titolo Thaiti, sexy paradise, dopo un restyling a base di inserti operato dalla Cinedaf, nel 1979. Nudeodeon ha una genesi simile: «(Il film) è nato perché la società di produzione aveva rilevato parecchio materiale appartenente ad un documentario americano degli anni ’60, credo mai uscito o addirittura rimasto incompleto, sul genere di quelli che si giravano in Italia, con balletti, spogliarelli, qualche nudo e roba simile. Il compito mio, e del regista Marino Girolami, è stato quello di “modernizzarlo”, per renderlo commerciabile: abbiamo quindi rigirato qualche inquadratura qua e là, e qualche sequenza più spinta, in linea con gli standard del momento» (Maurizio Centini).

La società cui allude Centini (il direttore della fotografia preferito da Alberto Cavallone) era la Seven Film, fondata nel 1964 da Anacleto Fontini, Anteo Antoniucci e Lorenzo Mancinelli, attiva sia nel campo della produzione cinematografica, sia nella distribuzione. La Seven Film aveva passato in rassegna tutti i generi cinematografici: negli anni ’60 aveva iniziato la sua attività producendo Il figlio di Cleopatra (1964, di Ferdinando Baldi), per poi passare al genere spionistico (Operazione Goldman  di Margheriti e Goldsnake – anonima killer, ancora di Baldi), al musicarello (Stasera mi butto, di Ettore Maria Fizzarotti), al decamerotico (Novelle galeotte d’amore), alla commedia erotica (Maria Rosa la guardona, di Marino Girolami) e così via, seguendo sempre il trend del momento. Alla fine degli anni ’70, l’unico genere che garantiva guadagni con investimenti minimi era, appunto, l’hard, anche se Centini assicura che Nudeodeon non nasceva come tale, ma lo è diventato in corso d’opera: «Dovevamo girare la sequenza di una festa che si trasforma in orgia, e per farla avevamo chiamato Marina Frajese, perché era una che non dava problemi. La sequenza doveva essere sì spinta, ma non pornografica, invece Marina cominciò a fare sul serio…. Capirai, con quei bei ragazzi che le avevamo messo intorno, non le sembrava vero… Sicché li spoglia, comincia a leccarli, a succhiarli, era inarrestabile! Il povero Girolami era imbarazzatissimo: “Marina cosa fai, non è necessario” le diceva, ma lei non si fermava…E così abbiamo girato la sequenza in quella maniera, e poi ne abbiamo fatte anche altre…».
La copia di Nudeodeon che abbiamo visto (spagnola, pessima al punto che risulta difficile distinguere i volti degli attori), non contiene, tuttavia, parti hard, anche se alcune sequenze sembrano interrompersi proprio nel momento clou. Le parti girate ex novo sono la citata orgia con la Frajese, una sequenze che vede Zaira Zoccheddu sodomizzata da una specie di capo tribù, una masturbazione in primo piano sulla falsariga di quella vista in La bestia di Borowczyk, e una rovente sequenza lesbo con protagonista Monica Nickel, che costituisce (assieme ad un’analoga scena di Super Climax) quanto di più spinto avesse mai interpretato nel corso della sua carriera. A queste bisogna sommare un gran numero di  dettagli aggiuntivi, come primi piani di pubi, masturbazioni femminili, e nudi, tutti montati su scene preesistenti, con il prevedibile dislivello nella resa visiva (anche se bisogna riconoscere a Centini il merito di aver cercato di riprodurre, talvolta con successo, una fotografia vintage nelle parti da aggiungere).
A tenere insieme il tutto è un tedioso commento, scritto da Enzo Gicca Palli, che vede un uomo e una donna discutere sul concetto di libertà sessuale, mentre sullo schermo scorrono  immagini di tribù indigene, campi nudisti, parrucchieri “particolari”, signorine disinibite, riviste pornografiche, guardoni infoiati e chi più ne ha più ne metta. Tutto già visto, e meglio, altrove. Difficile trovare un motivi di interesse in questo guazzabuglio, che oggigiorno può risultare interessante solo come documento storico, oppure  sul piano della filologia: la versione esplicita, per esempio, è stata distribuita nelle sale cinematografiche italiane? Stando a quel che riportano alcune recensioni d’epoca si direbbe di no, ma l’hard è un campo minato, e qualsiasi conclusione è a rischio di smentita.Nudeodeon subì  10 tagli da parte della censura, per 324 metri di pellicola. Tutte le scene eliminate risultano presenti versione spagnola. Oggi, i diritti home-video appartengono alla Minerva, ma difficilmente lo vedremo mai in dvd.