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Notturno

2020
Titolo Originale:
Nocturne
REGIA:
Zu Quirke
CAST:
Sydney Sweeney (Juliet)
Madison Iseman (Vivian)
Jacques Colimon (Max)

Il nostro giudizio

Notturno è un film del 2020, diretto da Zu Quirke.

Dopo The Lie e Black Box, usciti lo scorso 6 ottobre, Blumhouse e Prime Video rincarano la dose con Evil Eye e Notturno(Nocturne). Si chiude così Welcome to the Blumhouse, la collaborazione in quattro atti tra la nota casa di produzione di Jason Blum e gli Amazon Studios. In Notturno, Juliet (Sydney Sweeney) è una pianista appassionata e pronta a sacrificare tutto per raggiungere il successo e, soprattutto, per uscire dall’ombra della sorella gemella Vivian (Madison Iseman), anch’essa pianista presso il suo stesso collegio. In seguito al suicidio di Moira, la musicista più talentuosa della scuola, le due sorelle partecipano a un’audizione per il ruolo da solista nel concerto di fine anno. Ma il quaderno di Moira, ritrovato da Juliet prima di esibirsi, dimostra da subito una strana influenza sulla ragazza, a tal punto da contaminare le sue scelte, la sua carriera, la sua esistenza. E Juliet imparerà presto che il successo ha sempre un costo altissimo: il sacrificio. Film dell’ultimo ventennio come La pianista, Whiplash e The Perfection si sono concentrati sulla pressione psicologica che tormenta musicisti e insegnanti. Notturno ben rientra in questa serie di thriller musicali: Zu Quirke mescola l’ansia da palcoscenico con il tormento dell’invidia, in un mix emotivamente tossico che ricorda proprio il The Perfection di Richard Shepard.

Stavolta i risvolti sono altrettanto preoccupanti e spaventosi, ma Quirke fa ricorso ad elementi tipici del paranormale che, piuttosto che legittimare l’immoralità della protagonista, sembrano rivelare la sua vera identità. L’invidia brucia folle in Juliet, le sue mani scottano per la rabbia, reagiscono come oggetti parziali autonomi, e in questi momenti è difficile non ricordare Le mani dell’altro (Robert Wiene, 1924), che raccontava proprio di un pianista. Che i riferimenti siano consapevoli o involontari, comunque, poco importa, perché Notturno riesce a vitalizzare della materia già lavorata con una serie di preziose intuizioni narrative. Il male è qui rappresentato con una semiotica opposta a quella del classico registro horror, con il diavolo che appare a Juliet come un sole splendente in un mondo cupo e freddo, una stella giallissima da cui Juliet si lascia accecare. La luce, che sempre ha rappresentato il divino, la ragione, è qui così intensa da corrompere lo sguardo e capovolgersi di significato. Questo male luminoso non è altro che un’illusione, la promessa di un successo che scavalca tutto, ma che ha il costo di un tragico sacrificio.

La comparsa di questa luce sulla scena ha il potere di spezzare i toni gelidi della fotografia di Carmen Cabana, dimostrando sempre un certo potere ammaliante sullo spettatore. Il paranormale appare dunque più fascinoso del solito, ma il fascino non smorza certo l’efficacia della costruzione drammatica in atto. Il vero talento di Quirke è espresso dalla gestione dei tempi narrativi, dal delineamento di un climax emotivo che si alza silenzioso, ma pronto ad esplodere sul finale come un orgasmo mortuario. La musica classica suonata dalle protagoniste (c’è una predilezione per Saint-Saëns e Tartini) è alternata con pezzi extradiegetici firmati Gazelle Twin, che scuotono la scena come spaventosi tormenti elettronici. Creativo nella scelta delle musiche e nella rappresentazione del demonio, Notturno è un film che sta facendo poco rumore nei giorni appena successivi alla sua uscita internazionale, ma che si è già ritagliato un posto di riguardo tra gli horror più interessanti dell’anno. E speriamo che presto qualcun altro si accorga della sua melodia di morte.