Featured Image

Non siamo più vivi

2022
Titolo Originale:
Jigeum uri hakgyoneun
REGIA:
J.Q. Lee, Kim Nam-Soo
CAST:
Park Ji-hu (Nam On-jo)
Yoon Chan-young (Lee Cheong-san)
Cho Yi-hyun (Choi Nam-ra)

Il nostro giudizio

Non siamo più vivi è una serie tv del 2022 di Chun Sung-Li.

L’esperimento di un professore di scienze di un liceo coreano porta allo scoppio di un’epidemia zombie che, rapidamente, si diffonde nella cittadina circostante. Mentre gruppi di studenti cercano di sopravvivere, e i nodi di diversi conti in sospeso vengono violentemente al pettine, l’esercito coreano interviene cercando al tempo stesso di contenere l’epidemia e di risalire all’origine del virus che l’ha originata. Un manipolo di ragazzi disperati vede i propri tentativi di fuga fermati dai morti viventi che sembrano essere ovunque mentre un ufficiale si trova a portare il peso di scelte drammatiche per impedire alla situazione di degenerare. Dopo i successi di Squid Game  e Hellbound, la Corea del Sud si sta affermando, serie e dopo serie, come una fucina di successi in grado di scalare, ormai con una certa regolarità, le classifiche di Netflix. E non senza una valida ragione: le serie coreane della piattaforma hanno successo perché la qualità non manca, i prodotti sono solidi e vanno al di là dell’effetto moda del momento.

Non siamo più vivi, per esempio, è estremamente derivativa ma, tuttavia, riesce a prendere una situazione già vista e rivista e a raccontarla in maniera avvincente ed efficace senza perdere il passo durante una stagione di dodici puntate, lunghezza superiore alla media delle serie simili su Netfix. I meccanismi classici del genere funzionano così bene da non stancare nonostante non siano originali, in particolar modo la dinamica attacco-momento di calma e raccoglimento tipica delle trame che raccontano assedi. I protagonisti sembrano riuscire a ricompattarsi e a rafforzare i loro legami dopo ogni attacco per poi pagare un prezzo altissimo e ritrovarsi in uno stato psicofisico più precario dopo ogni confronto con gli zombi. Protagonisti, tra le altre cose, presenti in gran numero in quella che è una storia corale che riesce a caratterizzare bene ogni personaggio e a dare un’idea chiara dei suoi rapporti con gli altri in uno spazio relativamente limitato.

L’universo narrativo di Non siamo più vivi è dunque ricco di vicende e sottotrame che si vanno ad incrociare quasi sempre al momento giusto con una gestione che solo in un caso (l’arco del vigile del fuoco) va a sprecare la vicenda di un personaggio che si va a concludere in maniera veramente inutile. Per il resto tutti trovano la loro collocazione, tutti danno un contributo più o meno equilibrato alla storia (e quando sono personaggi di puro contorno non danno comunque fastidio) che mantiene un ritmo bello tirato dall’inizio alla fine, sia nei momenti action sia nei numerosi dilemmi etici posti da una narrazione che riesce a coordinare felicemente il peso della scelta individuale con il racconto di una tragedia collettiva dagli effetti macroscopici. Due ordini di eventi giostrati in modo da dare il giusto spazio a tutte le dimensioni di una vicenda ricca e complessa, un affresco in cui la big picture ben si amalgama con le numerose storie individuali che compongono un’opera che testimonia come un genere inflazionato abbia ancora qualcosa di interessante da dire.