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Noise

2023
REGIA:
Steffen Geypens
CAST:
Simon D'Huyvetter (Pol giovane) Katelijne Damen
Mieke De Groote (Brenda)

Il nostro giudizio

Noise è un film del 2023 diretto da Steffen Geypens.

Matthias (Ward Kerremans), un genitore influencer di successo che sbarca il lunario pubblicizzando prodotti per bambini sui social, si trasferisce con la moglie Liv (Sallie Harmsen) e il neonato Julius nella casa di famiglia, dove anni prima si è consumato un suicidio. Dopo un’indagine nata quasi per caso sull’azienda chimica di proprietà del padre Pol (Johan Leysen), Matthias porterà a galla segreti che faranno luce – si fa per dire – su alcune storie misteriose legate alla sua famiglia. Ci sono film difficili da recensire, non tanto per la ricchezza della trama e dei dettagli, ma tanto per la loro insensatezza, quel senso di spaesamento che ti lascia il film alla fine della visione, dove non sai esattamente cos’hai appena visto. Ecco, Noise, su Netflix dal 17 marzo, è uno di questi.

Scritto e prodotto da Robin Kerremans con la collaborazione di Hasse Steenssens e diretto dal belga Steffen Geypens (Logger, 2022) al suo secondo lungometraggio, ben tre teste dietro una trama che fa acqua da tutte le parti, dovrebbe ruotare su questo ‘segreto’ che segna la nascita di Matthias, neo-papà ossessionato dai rumori e dalla gente che mangia mentre fa rumore (sono ironico), ma poi si concentra sul mistero di una fabbrica di materiale chimico e di alcuni morti. Una storiaccia che ha portato il padre di Matthias, Pol, a perdere la moglie Michelle e a tirarsi dietro l’odio del resto della solita comunità rurale poco simpatica. Il figlio che di professione fa l’influencer, fa reel e dirette dove consiglia pannolini, ma non ha la minima idea di come fare il genitore. Pian piano le cose prendono una piega un po’ così e Matthias dà di matto; qualcuno ha scritto che il gioco di flashback fa molto Shutter Island, ma diciamo che qualcosa rimanda a The Omen o Rosemary’s Baby, ma solo per il bambino e la carrozzina probabilmente, perché un po’ siamo nostalgici. In realtà, di buono in Noise ci sono solo i rumori e certe suggestioni provocate da suoni e rumori, che finiscono davvero per diventare ossessivi, ma nel fim di Geypens, manca davvero un punto cui aggrapparsi e si fa davvero fatica ad affezionarsi alla storia.

Perché un influencer che sponsorizza pannolini inizia a interessarsi a una fabbrica abbandonata dove sono morte delle persone? Ok, il riscatto paterno e la backstory di Matthias, ma perché non concentrarsi sul passato della famiglia e sulle nevrosi famigliari? Geypens non spiega granché e semina solo suggestioni qua e là, suggestioni che poi non portano a niente, ma fanno pure sbadigliare. La follia di Michelle e il dolore del padre? Totalmente inspiegabili, come la fabbrica, un passaggio sotterraneo che dalla casa porta alla fabbrica. Insomma, tanti piccoli tasselli, che risulta difficile mettere insieme. Rimangono i rumori e la carrozzina, una splendida carrozzina vagamente retrò, dal design minimale e nordico, ma che sta là, come il resto, senza destare troppa ansia. Rimane, alla fine, un senso di dejavu e un mal di testa diffuso per i troppi rumori e il pianto del bambino, e ancora questa carrozzina e questo bambino che piange continuamente, qualcosa che ti fa passare la voglia di avere figli e fare l’influencer. Una delle mie band preferite degli anni novanta, i Beat Happening, in un brano con lo stesso titolo del film, cantava: “It’s only noise”.