Featured Image

Noi

2019
Titolo Originale:
Us
REGIA:
Jordan Peele
CAST:
Lupita Nyong'o (Adelaide Wilson)
Winston Duke (Gabe Wilson)
Elisabeth Moss (Kitty Tyler)

Il nostro giudizio

Noi è un film del 2019, diretto da Jordan Peele.

Non avremmo mai pensato che con l’uscita del suo secondo lungometraggio, Jordan Peele si sarebbe confermato uno degli autori più brillanti degli ultimi anni ma, che vi piaccia o no, è realmente così. Un regista che con il suo film d’esordio, ovvero Get Out, è riuscito nell’impresa di soddisfare pubblico e critica, portandosi anche a casa il premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Una statuetta decisamente anomala per un film targato Blumhouse, che nonostante tutto  ha permesso a Peele di concentrarsi su progetti decisamente più ambiziosi, come per l’appunto appunto Noi. La trama, ambientata nei giorni nostri, si svolge nella costa della California del Nord. Adelaide Wilson (Lupita Nyong’o) è una donna che, insieme al marito e ai due figli, torna nella sua vecchia casa sul mare, per trascorrere una serena vacanza. Ma l’idillio viene incrinato dai alcuni traumi del passato che tornano a tormentare la donna, facendola scivolare in paranoie e ossessioni. Dopo un’intensa giornata trascorsa in spiaggia con i loro amici, Adelaide e la sua famiglia tornano a casa.

Quando cala l’oscurità, i Wilson vedono sul vialetto di casa la sagoma di quattro figure che si tengono per mano: dei  doppelgänger che presto si trasformano nei loro aguzzini. Peele riesce a gestire perfettamente le atmosfere, rendendole praticamente uniche. Ciò che si percepisce dalle prime immagini di Noi è la voglia di raccontare una storia affascinante e originale, pur utilizzando elementi tipici del sottogenere home invasion. Il regista risulta innovativo nel modo in cui compone e delinea perfettamente i suoi personaggi, caratterizzati al punto da sembrare tremendamente reali. Non a caso uno dei tanti mostri che albergano questo film rivela, in una scena molto importante, la propria identità definendosi “americano”; a differenza di Get Out in cui il genere veniva declinato in chiave sociale sul  tema del razzismo, qui la metafora è incentrata sulla parte più cupa di un Paese. Ma anche, in senso più individuale, sulla nostra parte più oscura e nascosta, così carica di speranza e vogliosa di un cambiamento, ma sopratutto di rinascere sotto altre forme.

Nei momenti più intensi, diventa anche un piacevole pretesto per mostrare come la tecnologia ci abbia letteralmente “uccisi” dal punto di vista sociale, senza mai risultare eccessivamente scontato. Il tutto raccontato con sottile ironia e avvalendosi di una suggestiva messa in scena. Gli attori, poi, aggiungono un valore in più, in particolare la “doppia” interpretazione di Lupita Nyong’o in grado, durante il corso della visione, di far venire i brividi allo spettatore, che a fine visione si ritroverà confuso ma al tempo stesso affascinato davanti allo scorrere dei titoli di coda. Perché stiamo parlando di una sceneggiatura che ha bisogno di più visioni per essere compresa pienamente, costruita su dettagli e simbolismi non indifferenti. L’unico difetto del film si potrebbe riscontrare nel finale piuttosto telefonato, ma che non intacca minimamente un’opera incredibile, intelligente e che conferma, ancora una volta, lo straordinario talento di questo autore.