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Nine Perfect Strangers

2021
REGIA:
Jonathan Levine
CAST:
Nicole Kidman (Masha Dmitrichenko)
Melissa McCarthy (Frances Welty)
Bobby Cannavale (Tony Hogburn)

Il nostro giudizio

Nine Perfect Strangers è una serie tv del 2021, ideata da  David E. Kelley e John Henry Butterworth.

Quanto bisogna scavare a fondo per curare una persona ferita? È quello che si chiede Nine Perfect Strangers, la nuova serie di David E. Kelley (in collaborazione con John Henry Butterworth e Samantha Strauss) per Hulu, da noi approdata su Amazon Prime Video, che vanta nuovamente la collaborazione di Nicole Kidman dopo Big Little Lies e The Undoing. La risposta che diamo noi, in quanto pubblico, è che bisognava scavare un po’ di più. Ma andiamo con ordine. Nove persone si recano per un ritiro spirituale in una spa di lusso, la Tranquillum House, durante il quale la proprietaria, l’affascinante ed eterea Masha (una Kidman sempre in ottima forma), promette loro di guarirli da tutto ciò che li affligge. Compito non facile, data la varietà degli ospiti: una famiglia sconvolta da un grave lutto (capeggiata da Michael Shannon), una scrittrice in crisi (Melissa McCarthy), un ex giocatore di football tossicodipendente, una donna sull’orlo di una crisi di nervi, una ricca coppia in crisi e un narcisista in cerca di redenzione (Luke Evans).  Ognuno col proprio fardello, convinto che nulla lo possa guarire. Gli ospiti, tuttavia, non sanno ancora cosa ha in serbo Masha per loro. Un’ottima premessa per un racconto in bilico tra il dramma e il thriller, che porta avanti i conflitti solo tramite il dialogo, sebbene ogni episodio abbia i suoi accadimenti per evitare l’incombere della noia.

L’impianto estetico, tra scenografia e fotografia, è studiato per essere patinato e lussureggiante, tra la cartolina e la foto perfetta da postare su Instagram, ma non è valorizzato al meglio da una regia confusa, che varia senza apparente motivo da uno stile incredibilmente curato e dosato a scene che sembrano essere prese da un reality show, con movimenti di macchina improvvisi e zoom di cattivo gusto. Una nota di merito va, ovviamente, alla recitazione, che riesce a farci odiare e amare ogni personaggio allo stesso tempo, rimanendo dall’inizio alla fine incredibilmente onesta; d’altra parte, con un cast del genere, sarebbe stato strano un risultato diverso. Detto questo la storia ci intriga – infilarsi nella vita delle persone e scoprire i loro segreti affascina sempre – e ci accompagna per mano verso la scoperta dei lati oscuri dei personaggi e della Tranquillum house. Le tematiche affrontate sono le più disparate, e mantengono la nostra visione aperta e curiosa rispetto a ciò che accade. Dall’effetto benefico degli allucinogeni (descritti nel cinema quasi sempre solo da un punto di vista negativo) alle conseguenze dell’abuso degli stessi; dall’affrontare i propri problemi al rifugiarsi nella propria fantasia, dall’onestà alle bugie a fin di bene. Dal dolore alla cura.

Dopo una partenza in grande stile, però, Nine Perfect Strangers perde colpi avvicinandosi al finale. Alcuni personaggi vengono abbandonati a loro stessi, vanificando l’importanza delle loro sofferenze e perdendo così la bellissima varietà di dolore a cui ci aveva introdotto la storia. La narrazione perde la delicatezza con cui era partita per concentrarsi sugli sviluppi di trama necessari a concludere le vicende, correndo in modo eccessivo. La vera pecca, tuttavia, sta nel non essere riusciti a trasformare i drammi privati dei personaggi in drammi universali a cui ogni spettatore possa aggrapparsi per affrontare il proprio dolore. Sarebbe stato bello se questa serie, che proprio di terapia parla, avesse provato non solo a intrattenere il pubblico, ma anche a lasciarlo con qualche riflessione in più, qualche strumento per affrontare le proprie esperienze lontano dallo schermo. Quello che rimane è una storia affascinante e bella da vedere, ma che ci lascia in bocca il sapore amaro delle cose incomplete. Come andare dallo psicologo solo per farsi dare qualche pacca sulla spalla.